La pistola con la quale Daniele Musciacchio, 34 anni, la mattina dello scorso 28 dicembre, per sua stessa ammissione, ha ammazzato a pistolettate, in via Canonico Bux, il cognato Nicola Ladisa, 42 anni, detto «Napoleone», sembra svanita nel nulla. I detective della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Filippo Portoghese, che hanno catturato Muschiacchio dodici ore dopo l’omicidio, nei pressi dello studio del suo avvocato, sono riusciti a ricostruire solo in parte gli spostamenti dell’omicida che ha avuto il tempo di cambiarsi d’abiti, contattare presumibilmente le persone a lui più vicine, disfarsi dell’arma del delitto, sistemare le ultime cose prima di prendere la decisione di consegnarsi alla Polizia.
I detective della sezione Criminalità organizzata della Mobile, guidati dal vice questore Giuseppe Valerio, che hanno condotto le investigazioni sotto il coordinamento del pm Giuseppe Dentamaro, hanno sottoposto l’indagato ad una cosiddetta misura precautelare restrittiva, il fermo per indiziato di delitto. L’uomo ha fornito la sua versione, raccontando di aver incontrato Nicola Ladisa in via Canonico Bux intorno alle 9 e di essere stato aggredito dal cognato, come era già accaduto più volte in passato. Seduto sul suo scooter «Napoleone» avrebbe colpito al volto Daniele che era fermo vicino alla sua automobile. In un violento corpo a corpo Ladisa avrebbe lasciato cadere la sua pistola a tamburo e di piccolo calibro, raccolta per primo da Muschiacchi che ha aperto il fuoco per difendersi, centrando il cognato al collo e in pieno petto, allontanandosi subito dopo e rendendosi irreperibile nelle ore successive...