lavoro

Bari, operatori call center: stop allo sfruttamento

Rita Schena

In presidio davanti al ministero della Sicurezza energetica

BARI - Sono quanti rispondono dall'altra parte del telefono se si ha bisogno di assistenza o è necessario fissare un appuntamento. Lavoratori dei call center che non vendono, non interferiscono, lavorano per garantire un servizio agli utenti. Un servizio ormai indispensabile, perché tutti siamo ormai abituati a rivolgersi a numeri verdi per risolvere problemi. Figure importanti nella gestione di enti o imprese, ma troppo spesso trattati come carne da macello, vittime di contratti part time, orari di lavoro pesanti e soprattutto di bandi di gara al costante ribasso, che pagano con le loro retribuzioni sempre più basse. Una vita costantemente da precari.

«Si tratta di dipendenti legati mani e piedi con la commessa che seguono – spiega Oronzo Moraglia, Fistel Cisl Puglia – come è appunto il caso dei 200 dipendenti di Network Contacts e Covisian coinvolti nelle commesse del Servizio Elettrico Nazionale e che rischiano di perdere il loro posto di lavoro per il passaggio dal mercato tutelato al mercato libero. A livello nazionale stiamo parlando di 1500 persone che rischiano la loro occupazione anche e soprattutto perché è stata soppressa la norma prevista nell'articolo 36 ter del decreto lavoro, la famosa “clausola sociale” che imponeva ad una società subentrante nell'appalto, di farsi carico dei lavoratori precedentemente coinvolti nella stessa commessa. Purtroppo c'è stata una inspiegabile manipolazione e la norma è stata modificata, cancellando questa clausola che per lo meno cercava di tutelare queste professionalità».
Così non solo nel gioco degli appalti e subappalti si scarica sempre sui lavoratori il prezzo dei minori guadagni, ma ora non vengono più neanche tutelati. Viene data mano libera alle società (in questo caso Enel, ma come ultimo episodio di una lunga lista) non solo di non farsi carico di lavoratori che di fatto operano in maniera esclusiva per i servizi di quella impresa, ma soprattutto di lasciarli in balia di chi si aggiudica il bando di appalto.

«Ieri si è tenuto un presidio sotto al ministero dell'ambiente e sicurezza energetica – spiega Moraglia -, stiamo cercando una soluzione proprio per non permettere che le aziende si svendano ai committenti e che a farne le spese come sempre siano i lavoratori. E' indispensabile trovare una soluzione strutturale che permetta di garantire la continuità lavorativa di queste persone. Oggi sono sotto schiaffo quanti operano per Enel mercato tutelato, domani possono essere altre commesse. Abbiamo già vissuto molte situazioni simili».

Solo due giorni fa i sindacati Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno richiesto il coinvolgimento del committente unico, ossia Enel, in modo che si assuma le responsabilità e prenda i necessari impegni per assicurare in questa fase transitoria che i volumi residui dei cosiddetti clienti vulnerabili vengano gestiti dai lavoratori in questione. Della questione è stata coinvolta alche la task force regionale. «Il lavoro c'è – conclude Moraglia -. Specia dal Covid in poi si tratta di lavoratori essenziali. Non è pensabile che si continui a macinare carne umana in questo modo».

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