Quando sale sul palco, cantando e imbracciando il sax, la festa dello swing è assicurata. In un divertimento che non coniuga solo grandi classici, senso del ritmo e gusto musicale, ma una performance che accontenta tutti i palati del genere. Ray Gelato, il «Padrino dello Swing» (come l’ha definito di recente il «Telegraph») torna finalmente in Italia, e soprattutto in Puglia: lo farà domani, giovedì 14 dicembre alle 21, al Nicolaus Hotel, per la stagione della Jazz Studio Orchestra diretta da Paolo Lepore, che accompagnerà «The Godfather of Swing», in luogo dei The Giant, lo storico gruppo con cui ha costruito tutta la sua carriera. I biglietti sono in vendita sul circuito Vivaticket (e domani anche al botteghino del Nicolaus). Si esibirà in diversi suoi brani, ma anche in evergreen come Carina, Stardust, Just a Gigolo e molti altri.
È da 35 anni che Ray Keith Irwin - in arte Ray Gelato - porta in giro per il mondo il suo marchio musicale, composto da una miscela esplosiva di swing, jazz e R&B. Si è esibito in prestigiosi festival in tutto il mondo (spesso ospite a Umbria Jazz), ed è stato tra i primi, negli anni ‘80, a far rivivere l’interesse per il vintage swing.
«Ne sono orgoglioso - spiega il crooner londinese di origini italiane (salernitane) - e con piacere cerco di dare consigli ai musicisti più giovani. Dico loro di esercitarsi il più possibile, imparare tutto ciò che possono sulla musica, ascoltare ottimi musicisti e cantanti e fare esperienza di musica dal vivo. Darci dentro e non mollare mai».
Quanto ama tornare in Italia per i suoi concerti?
«È sempre un enorme piacere: adoro l’Italia, nello scorso luglio siamo stati a Umbria Jazz con tantissima gente felice dopo il concerto. Qui il pubblico vive con entusiasmo speciale la nostra musica, sono sempre grato di questo».
Lei una volta ha detto, in una illuminante definizione, che «il jazz è un ombrello largo, ci si sta comodi». Potremmo dire lo stesso per lo swing?
«Considerando che il jazz e il blues sono all’origine dello swing, grazie a Count Basie a Kansas City, e Duke Ellington a New York, direi di sì. Forse lo swing è un “ombrello” più particolare e creativo, se vogliamo. Anche se etichettare i generi o racchiuderli in definizioni è sempre difficile».
Gelato, sul palco è un vero e proprio performer, non solo un semplice musicista o crooner. Da dove arriva questa carica straordinaria?
«Tutti coloro che si esibiscono sul palco portano lì la propria personalità, non solo musicale. Si può essere composti e discreti come Miles Davis, o tirar fuori un’energia incredibile come Dizzy Gillespie, Cab Calloway o Fats Waller. Ma ognuno è diverso a suo modo, ed elettrizza il pubblico in maniere differenti. Per quanto mi riguarda, io amo vedere il pubblico felice a fine concerto: mi sento affine alle esibizioni di Ray Charles, che sapeva essere un mix di tante cose. Mi piace creare “entertainment”, ma soprattutto badare sempre alla qualità musicale di ciò che si esegue».
Lei è molto attento anche al look.
«È vero, ho sempre pensato fosse importante omaggiare lo Swing anche nel look. Indossare vestiti comodi è fondamentale innanzitutto per suonare al meglio. Ma anche le scarpe, scelte con cura, sono una parte dell’evento».
È spesso stato influenzato da grandi musicisti come Lionel Hampton, Louis Prima, Count Basie, Ray Charles o Louis Jordan. Ci sono oggi giovani musicisti che prendono qualcosa anche da lei?
«Assolutamente sì, ci sono diverse band oggi influenzate dal nostro sound. Anche molte Swing band in Italia, che ho incontrato in vari festival: me lo dicono anche tante persone, e sono contento di questo. Copiare o ispirarsi è importante: è un modo per imparare, non c’è nulla di male. E prima o poi ogni bravo musicista troverà la propria via di espressione».