L'operazione della GdF
Sequestri per bancarotta, nuovi guai per il molfettese Ciccolella
Sigilli a beni e denaro per 14,5 milioni. La Procura di Trani: soldi sottratti a creditori e fisco
BARI - Questa mattina i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, del Nucleo tutela spesa pubblica del comando provinciale di Bari agli ordini del colonnello Roberto Maniscalco, stanno dando esecuzione, nelle province di Bari, Foggia, Treviso e Padova, a un decreto di sequestro preventivo nei confronti di due società di Molfetta (Ba) (la «Ciccolella» con sede a Terlizzi) e di due indagati, l'amministratore di fatto, l’imprenditore Corrado Ciccolella, e di diritto (mero prestanome) delle imprese, una attiva nel settore della compravendita di immobili e dell’assunzione di partecipazioni, l’altra operante nel campo della progettazione, realizzazione e commercializzazione di impianti per la produzione di energia. L'indagine è coordinata dai pm Francesco Tosto e Roberta Moramarco, il gip è Lucia Anna Altamura.
Il provvedimento ha come oggetto terreni, un capannone industriale in corso di costruzione, quattro appartamenti e relative pertinenze, crediti, disponibilità finanziarie e altri beni, per un valore complessivo di oltre 14,5 milioni di euro. I reati contestati sono bancarotta fraudolenta, inosservanze da parte del fallito, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, ricettazione e riciclaggio.
Nel dettaglio la prima società - poi dichiarata fallita dal Tribunale tranese nell’aprile del 2020 - aveva debiti per quasi 20 milioni di euro nei confronti di un’impresa controllata, derivante da una “gestione centralizzata della tesoreria”. Attraverso tale tecnica la liquidità di un gruppo societario viene accentrata in un’unica società (cash pool leader) che è in grado di gestirla al meglio dirottandola verso gli altri soggetti economici che ne hanno bisogno.
La curatela della controllata - dichiarata fallita nell’ottobre del 2011 dal Tribunale di Crotone – aveva promosso, inizialmente, nei confronti della controllante un procedimento civile per ottenere il pagamento del credito vantato e, successivamente, richiesto un sequestro conservativo. Nonostante ciò, nell’aprile del 2017 l’assemblea straordinaria della società controllante approvava un'operazione societaria (“scissione parziale proporzionale”), finalizzata a trasferire a una società costituenda (mai operativa) beni di rilevante valore, tra i quali un terreno e un capannone industriale a Molfetta (del valore di circa 4,5 mln di euro), 3 appartamenti a Candela (del valore complessivo di oltre 1 mln di euro), crediti verso terzi per circa 1,7 mln di euro.
L’operazione societaria avrebbe, inoltre, consentito alla società controllante di sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto, per un ammontare di circa 5,4 mln di euro, comprensivo di sanzioni e di interessi.
Le indagini avrebbero consentito di acquisire un grave quadro indiziario nei confronti delle 5 persone indagate. Un ruolo importante sarebbe stato rivestito da una stretta collaboratrice dell’amministratore (di fatto) delle società coinvolte, che si adoperava per reperire i documenti necessari a favorire la stipula dal notaio dell’atto di scissione nel più breve tempo possibile.
Accertata anche la corresponsione di circa 30mila euro al “prestanome” utilizzato per perfezionare l’operazione societaria.