BARI - «Non si può pensare che solo gli interventi repressivi possano servire a eliminare i fenomeni di violenza di genere. La legge e la magistratura si stanno muovendo rapidamente per dare risposte efficaci, ma è importante soprattutto affrontare l’aspetto culturale del fenomeno». Così Roberto Rossi, procuratore della Repubblica di Bari, a margine dell’evento 'Lo scudo antiviolenza - codice rosso e interventi legislativì, organizzato nella facoltà di Giurisprudenza di Bari dall’associazione studentesca Muro.
«A livello culturale - ha aggiunto - bisogna educare gli uomini al controllo della rabbia e al pensiero che le donne non sono di loro proprietà. Ma serve anche far capire alle donne che è necessario liberarsi dalla dipendenza da un modello culturale che le rende fragili rispetto alla violenza degli uomini».
Sulla stessa linea anche la procuratrice di Taranto, Eugenia Pontassuglia, secondo cui «il codice rosso ha fatto tanto, perché ha introdotto procedure importanti sia nel diritto sostanziale che in quello processuale. Ma non si può però pensare che solo il diritto possa contrastare il fenomeno della violenza di genere». «Occorre fare rete - ha aggiunto - e occorre che tutti lavorino e si formino insieme. C'è bisogno di formazione e specializzazione per contrastare il fenomeno della violenza di genere. Ed è necessario che questo accada a tutti i livelli».
Secondo il procuratore Rossi, però, «qualcosa nella normativa manca: il sostegno economico forte alle associazioni che tutelano le donne e ai centri antiviolenza. Perché la loro attività è fondamentale per aiutare le vittime a capire se ci sono delle situazioni di dipendenza che vanno eliminate». «Si parla poco di questi temi e nelle scuole manca l’educazione sentimentale - ha aggiunto - Spesso ci siamo trovati ad avere a che fare con maltrattatori dall’elevata cultura, casi in cui a esercitare violenza e controllo è una persona che approfitta della propria posizione di potere».
«Purtroppo - ha concluso - nei casi di violenza di genere la percentuale di recidiva è alta, se uno decide di uccidere difficilmente si ferma. Per questo non serve aumentare le pene, ma serve educare e avere strumenti che permettano di ridurre il rischio che questi episodi accadano».