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Bari, il Tribunale riconosce ad un lavoratore il salario minimo costituzionale

 
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Una società di Bari condannata a pagare l'integrazione dello stipendio

Mercoledì 18 Ottobre 2023, 20:15

19 Ottobre 2023, 12:11

BARI - - Il lavoratore ha diritto ad un salario minimo che lo tenga fuori dalla una condizione di povertà e che, secondo quanto previsto dall’articolo 36 della Costituzione, sia proporzionato e adeguato ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. E’ in applicazione di questi principi, e anche della recente sentenza della Cassazione in materia di salario minimo costituzionale (2 ottobre scorso) che il Tribunale di Bari ha ritenuto inadeguata e insufficiente la retribuzione di un lavoratore (sia pure inquadrato regolarmente con Ccnl dei servizi fiduciari) e condannato il datore di lavoro ad applicare un altro trattamento retributivo e a pagare le relative differenze maturate.

Il ragionamento della giudice Agnese Angiuli si fonda sui principi affermati dalla Suprema Corte in base ai quali - sottolineano i difensori Ettore Sbarra, Federica Romani e Leonardo Netti (Legali Lavoro Bari) - «ai fini della determinazione del giusto salario minimo costituzionale, il giudice può servirsi a fini parametrici del trattamento retributivo stabilito in altri contratti collettivi di settori affini e per mansioni analoghe». Inoltre, «nella opera di verifica della retribuzione minima adeguata all’articolo 36 della Costituzione, il giudice può fare anche riferimento all’occorrenza ad indicatori economici e statistici».
Il Tribunale, dopo una articolata argomentazione, giunge alla conclusione che «deve affermarsi la inadeguatezza della retribuzione corrisposta al ricorrente» sulla base del contratto applicato, rispetto al parametro costituzionale». Per determinare la retribuzione adeguata, quindi, la giudice ha preso a riferimento i contratti collettivi usualmente applicati per disciplinare mansioni identiche a quelle del lavoratore ha deciso di applicare quello per i dipendenti da Proprietari di Fabbricati che stabilisce una retribuzione che appare, «anche alla luce degli importi previsti dal legislatore per il beneficio assistenziale del reddito di cittadinanza, un parametro, oltre che coerente, congruo e ragionevole ai fini di determinare una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro prestato dal ricorrente e sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa». 

«Il 2 ottobre 2023 sarà una data che ricorderemo. Il salario minimo, rigettato dal Governo Meloni, diventa realtà con ben 3 sentenze della Cassazione e il primo tribunale ad applicarle è proprio quello di Bari. Nel caso di specie, ritenendo l’Art. 36 della Costituzione superiore a qualsiasi contratto collettivo nazionale, il Giudice del lavoro ha sancito che la retribuzione prevista per un lavoratore non fosse 'adeguata e sufficientè, di fatto riconoscendo un salario minimo e creando un precedente importante». Lo ha dichiarato in una nota il responsabile lavoro Pd Puglia, Matteo Palermo, dopo una recente pronuncia del Tribunale di Bari.
«La decisione del giudice - ha aggiunto - non può che rafforzare la battaglia in cui crediamo e le convinzioni sul salario minimo e sottolinea ancora una volta che la nostra stella polare è la Costituzione. Il governo Meloni non potrà sfuggire per sempre alle sue responsabilità e dovrà presto riportare in aula la discussione su quella che resta la battaglia principale del Partito Democratico». 

«Le migliaia di firme raccolte per l'istituzione del salario minimo dimostrano quanto i cittadini vogliano questo provvedimento. Il voto con cui la maggioranza alla Camera ha deciso di rimandare la proposta di legge in Commissione ci spinge a continuare a perseguire questo obiettivo con ancora più impegno. Nella prossima seduta dedicata a mozioni e interrogazioni chiederemo di calendarizzare immediatamente la discussione della mozione che abbiamo sottoscritto lo scorso agosto, di cui è primo firmatario il collega Lopalco». Lo dichiara il capogruppo del M5s in Consiglio regionale, Marco Galante. «Dobbiamo -aggiunge - sostenere in tutte le sedi istituzionali l’istituzione del salario minimo, perché non è accettabile che oltre quattro milioni e mezzo di lavoratori continuino a percepire meno di 9 euro l’ora, in alcuni casi anche al di sotto della metà di questa cifra». «È notizia di oggi la sentenza con cui il Tribunale di Bari ha accolto il ricorso di un lavoratore della vigilanza privata, introducendo di fatto il salario minimo per via giudiziaria. L’ulteriore dimostrazione del fatto - conclude - che non si si possa lasciare questo tema solo alla contrattazione collettiva»

CGIL PUGLIA, POLITICA IN RITARDO SUL TEMA

La sentenza della sezione Lavoro del Tribunale di Bari sul diritto a un salario adeguato che consenta al lavoratore di non vivere una condizione di povertà e di garantire a sé e alla propria famiglia un’esistenza libera e dignitosa, «segnala un ritardo della politica rispetto a un tema che, soprattutto a fronte della crescita dell’inflazione e dei costi energetici, ha prodotto un ulteriore impoverimento dei lavoratori e una forte erosione dei redditi». Lo dichiarano in una nota la segretaria generale di Cgil Puglia, Gigia Bucci, e quello di Cgil Bari, Domenico Ficco, a proposito della sentenza con la quale i giudici baresi hanno ritenuto inadeguata la retribuzione di un lavoratore e condannato il datore di lavoro ad applicare un altro trattamento retributivo, pagando le relative differenze maturate.

«La decisione pilatesca di affidare al Cnel una decisione sul salario minimo che è tutta politica - sottolineano Bucci e Ficco - investe ancor più il sindacato di una responsabilità di rappresentanza degli interessi del mondo del lavoro che deve passare attraverso un forte azione rivendicativa sul salario minimo». Cgil propone quindi «un approccio complessivo al tema del salario adeguato che definisca un minimo dentro la contrattazione, intervenendo sul tema della rappresentatività delle organizzazioni sindacali ai fini della contrattazione collettiva».

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