MONOPOLI - «Il collegio ritiene che sulla base dei fatti rappresentati non sussista il fumus dei delitti di corruzione, turbativa d’asta, né di altra fattispecie penalmente rilevante». È netto il giudizio del Tribunale del Riesame nel provvedimento con il quale ha demolito l’impianto accusatorio nei confronti degli indagati, primo fra tutti il sindaco di Monopoli Angelo Annese, relativo a presunti accordi corruttivi e gare truccate.
Cinque sono i telefoni di cui la Procura aveva disposto il sequestro a fine luglio: del sindaco Annese, del consigliere comunale Pietro Brescia, dell’imprenditore Domenico Zaccaria, dell’ingegnere Angelo Francesco Fiume e dell’ingegnere Alberto Pasqualone (non indagato). Tre di loro (Annese, Pasqualone e Fiume, assistiti rispettivamente dagli avvocati Michele Laforgia, Alessandro Dello Russo e Carmelo Piccolo) hanno fatto Riesame e i giudici hanno condiviso le ragioni dei ricorsi, annullando i sequestri e ordinando la restituzione delle copie forensi.
L’indagine riguarda presunti illeciti nell’affidamento degli eventi natalizi di dicembre 2022 e in particolare una pista di pattinaggio affidata alla società «Intuazioneventi» (titolare l’imprenditore Zaccaria) e un mercato natalizio. Ci sono poi due presunti episodi di corruzione: l’esposizione di quadri di un pittore monopolitano, ad agosto 2022, affidata all’associazione «Quadrosfera» di Brescia e l’acquisto dell’edificio dell’ex scuola delle Ancelle del Santuario, per il quale l’amministrazione a dicembre scorso oltre ad aver deliberato lo stanziamento di 600mila euro, avrebbe anche dato l’ok al pagamento di altri 50mila euro per la perizia tecnica redatta da Fiume.
Il Riesame analizza le tre vicende smontando un pezzo dopo l’altro il quadro degli illeciti ipotizzati. In ordine cronologico, parte dalla delibera di aprile 2022 con la quale il Comune di Monopoli aveva concesso l’occupazione gratuita di suolo pubblico e un contributo di 900 euro per la mostra di Brescia: tutto legittimo secondo i giudici, secondo i quali «è smentito che Pietro Brescia abbia rinunciato alla candidatura a sindaco e non corrisponde al vero che abbia cessato di pubblicare sui social network commenti critici nei confronti dell’amministrazione» (la difesa, a riguardo, ha prodotto una intera rassegna di pubblicazioni prima, durante e dopo la delibera incriminata). «Peraltro il peso politico di Brescia, misurato dal risultato delle elezioni - si legge nel provvedimento del Riesame - , era del tutto inidoneo ad incidere sul largo consenso del sindaco Annese e della maggioranza uscente» e, ultima considerazione, «il presunto ritiro temporaneo della candidatura non sembra un prezzo ragionevole per una concessione di così scarso valore economico».
C’è poi la vicenda del Natale monopolitano: il contratto di subfornitura tra la società aggiudicataria degli eventi natalizi e la ditta di Zaccaria «esisteva eccome», quindi «non sussiste alcuna turbativa d’asta della gara». Infine la compravendita dell’immobile dell’Istituto della Ancelle del Santuario che, ritiene il Riesame, «non integra neppure in astratto gli estremi del delitto di corruzione». «È in sé inverosimile - scrivono i giudici - che il Comune si sia determinato ad acquistare un immobile per 600mila euro al solo fine di pagare una parcella di 50mila euro a un tecnico “amico”, che si sarebbe potuto avvantaggiare per vie più semplici». Inoltre «non corrisponde al vero che il Comune abbia acquistato l’immobile a un prezzo superiore a quello di mercato» (ritenuto «congruo» dall’Agenzia del Demanio) e poi i 50mila euro erano stati stanziati per tutte le spese e non solo per la parcella all’ingegnere. In tutto questo, evidenzia il Tribunale, «è rimasto oscuro il ruolo ricoperto da Pasqualone», coinvolto nella inchiesta da non indagato per il solo fatto di essere il «segretario politico del sindaco Annese» e di avere con lui numerosi contatti telefonici.