Il processo

Bari, tangenti all'ex capo della protezione civile: Sannicandro non si presenta in aula

Il dg di Asset Puglia era nella lista dei testimoni dell'imprenditore Donato Mottola, a processo per una presunta mazzetta a Lerario. Deposizione slittata al 23 novembre

BARI - Era atteso in aula a Bari per deporre come testimone ma non si è presentato Elio Sannicandro, direttore generale di Asset Puglia (l'agenzia regionale per lo sviluppo sostenibile).

Il dg era inserito nella lista testi dai difensori di Donato Mottola, l’imprenditore a processo con l'accusa di aver versato all’ex dirigente della Protezione civile pugliese, Mario Lerario, una tangente da 20mila euro per ottenere alcuni appalti regionali nel periodo dell’emergenza Covid.

Sannicandro, citato dagli avvocati Vito Belviso ed Elisa Marabelli che difendono l’imprenditore, avrebbe dovuto parlare in aula della «situazione emergenziale di quel periodo», della «conseguente necessità di ottenere opere nel più breve tempo possibile» e di «altre circostanze relative alla realizzazione delle opere» appaltate alla ditta Dmeco di Mottola, spiega l'avvocato Belviso. Il direttore generale di Asset non ha dato giustificazioni per la sua assenza e sarà nuovamente citato per il 23 novembre.

Nella lista dei testimoni della difesa ci sono anche lo stesso Lerario e l’ingegnere Antonio Mercurio, arrestato a febbraio (ma in libertà da maggio) per un’altra vicenda di tangenti corrisposte all’ex dirigente della protezione civile. Lerario è stato condannato in primo grado (in abbreviato) a 5 anni e 4 mesi di reclusione per corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, mentre una condanna di quattro anni è stata inflitta - sempre in abbreviato - all’imprenditore Luca Ciro Giovanni Leccese, come Mottola accusato di aver consegnato una mazzetta da 10mila euro a Lerario.

Nell’udienza di oggi sono stati ascoltati tre ingegneri che, nel periodo del lockdown, hanno collaborato con la Dmeco alla creazione dei nuovi reparti di terapia intensiva (in container) degli ospedali «Perrino» di Brindisi e «Moscati» di Taranto e, successivamente, anche alla progettazione degli hub vaccinali.

Tutti hanno sottolineato come i tempi per la realizzazione dei lavori fossero molto stretti: «Mottola ci chiese, per conto della protezione civile - ha detto l’ingegnere Giuseppe Perrone, all’epoca nell’area tecnica dell’Asl di Brindisi - di ultimare i lavori in cinque settimane. Tempi simili ci furono chiesti anche per la realizzazione dei centri vaccinali». 

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