BARI - Ha filmato i vigili che volevano multarlo e nel tentativo degli agenti di sottrargli il telefono con il quale l’automobilista stava riprendendo la scena uno di loro si è slogato un polso. Il cittadino è finito a processo per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate ma il giudice lo ha assolto, ribaltando la lettura della vicenda e accusando i vigili di abuso di potere.
L’episodio risale al 9 luglio 2018. L’automobilista, Luciano Scrima, barese di 65 anni, stava percorrendo alla guida del su autocarro viale Orazio Flacco e, era l’accusa, avrebbe superato l’incrocio di viale Papa Pio XII in direzione piazza Giulio Cesare con il semaforo rosso. Una pattuglia di polizia municipale che stava effettuando lì servizio di viabilità lo fermò per contestargli la violazione ma lui - a detta degli agenti - si sarebbe prima rifiutato di fornire le proprie generalità e documenti negando l’infrazione e poi avrebbe iniziato a filmare con il cellulare i due vigili. Uno dei due, nel tentativo di bloccarlo, avrebbe tentato di strappare il telefono di mano all’automobilista, affacciandosi alla vettura dal lato passeggero. Ne sarebbe seguita una colluttazione a seguito della quale l’agente aveva riportato la contusione del polso.
L’automobilista fu portato al comando per essere identificato e poi denunciato. La Procura lo ha portato in giudizio e, al termine del processo, ne aveva chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione e 600 euro di multa.
Nel ricostruire la vicenda, sulla base dei referti medici e delle testimonianza, il giudice Giacomo De Raho ha ritenuto «indubbio come gli agenti stessero elevando una sanzione amministrativa ai danni dell’odierno imputato - si legge nella sentenza - , e come questi avesse estratto il proprio cellulare, innescando la reazione» di uno dei vigili, «che aveva provato a sottrarglielo, alla fine riuscendovi, sia pure dovendo vincere la resistenza dell’uomo». L’automobilista, secondo il giudice, «si è opposto a che gli operanti gli sottraessero il cellulare, che stava adoperando per filmarli, non ravvisandosi la sussistenza di un atto dell’ufficio». A questo proposito il giudice ricorda che «la legge italiana non vieta di riprendere i pubblici agenti, in un luogo pubblico, essendo vietata la diffusione sui social». Anzi, «nel caso in cui si ritiene di essere vittime di un abuso da parte di pubblici ufficiali, - evidenzia De Raho - è perfettamente legale riprendere in video o fotografare un agente che abusa del proprio potere utilizzando il materiale (foto, audio, video) per produrlo in giudizio, per incriminare l’autore di un reato o difendersi da una falsa accusa. In altre parole, è lecito tutelare i propri diritti quando c’è di mezzo un reato senza doversi preoccupare di oscurare il volto dell’agente ripreso». «In alcun modo, quindi, i due vigili erano legittimati a sottrarre il cellulare, addirittura introducendosi nell’abitacolo del veicolo: non è configurabile - secondo il giudice - alcun atto d’ufficio, ma, all’opposto, una condotta compiuta come comuni cittadini, per giunta sussumibile nel delitto di violenza privata». Da vittime a carnefici, insomma. E tuttavia il giudice non ha trasmesso gli atti alla Procura nei confronti dei due agenti «in quanto il reato è divenuto procedibile a querela e la stessa non è stata presentata».
Sulla base di queste considerazioni, Scrima, assistito dall’avvocato Attilio Triggiani, è stato assolto dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale perché «il fatto non sussiste». Per quanto riguarda le lesioni, queste sono state «conseguenza della colluttazione avvenuta nel tentativo di strappare il telefono cellulare dalle mani» dell’automobilista e, quindi, secondo il giudice non sono aggravate così come contestate dalla Procura. Essendo il reato procedibile a querela (che non c’è), da questa accusa il 65enne è stato prosciolto.