Il caso
Compravendita elettorale a Bari e Valenzano: a processo Ferri, Canonico e altri 17
Rinvio a giudizio per corruzione elettorale alle amministrative del 2019
BARI - Il presunto voto di scambio alle elezioni amministrative di Bari e Valenzano del 2019 finisce a processo. La gup Anna Perrelli ha rinviato a giudizio l’ex consigliera comunale barese Francesca Ferri e il compagno Filippo Dentamaro, l’ex consigliere regionale, imprenditore e presidente del Foggia Calcio Nicola Canonico e altri 16 imputati. Il processo inizierà il 20 settembre dinanzi ad un collegio di giudici del Tribunale di Bari.
Il dibattimento dovrà stabilire, ascoltando testimoni e intercettazioni (di cui le difese avevano chiesto l’esclusione, eccezione rigettata), se le elezioni comunali della primavera di quattro anni fa siano state in parte pilotate. A Valenzano, addirittura, con lo zampino della mafia.
L’inchiesta della Dda, delegata a Carabinieri, Guardia di finanza, Digos e Squadra mobile della Polizia, si è articolata in due diversi filoni: quello criminale che ruota attorno al gruppo mafioso capeggiato a Valenzano dal boss Salvatore Buscemi, affiliato al clan Parisi di Japigia (con i delitti tipici della criminalità organizzata, traffico di droga, usura, estorsioni e riciclaggio) e quello sul voto di scambio nelle elezioni comunali di Bari del maggio 2019 e in quelle di Valenzano nel novembre dello stesso anno. Ed è questo secondo pezzo dell’indagine che finisce a dibattimento.
Per le elezioni di Bari il ruolo di «garante» del presunto sistema di voto di scambio sarebbe stato affidato a Canonico – secondo l’accusa, rappresentata dai pm Fabio Buquicchio e Michele Ruggiero - che avrebbe ospitato a casa sua summit pre-elettorali per pianificare la strategia con la quale assicurare l’elezione, poi effettivamente riuscita, di Francesca Ferri. Con la complicità del compagno della donna, l’imprenditore Dentamaro, i tre avrebbero organizzato la selezione e il reclutamento di elettori, pagati dai 25 ai 50 euro, coinvolgendo alcuni «portatori di voti», cioè reclutatori di elettori, tutti imputati, incaricati di individuare e contattare il maggiore numero possibile di persone disposte a vendere il proprio voto.
La mafia si sarebbe poi affacciata nelle successive elezioni di Valenzano, Comune già precedentemente sciolto per mafia. La coppia Ferri-Dentamaro si sarebbe adoperata per pilotare l’esito delle amministrative procurando a candidati amici i «voti della malavita». Il clan del boss Buscemi avrebbe ottenuto in cambio la promessa di vantaggi, tra i quali la modifica del piano regolatore comunale per rendere edificabili terreni di sua proprietà.
Alla coppia Ferri Dentamaro, finiti entrambi in carcere il 26 ottobre 2022 e tuttora agli arresti domiciliari, i pm contestano i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale per le elezioni di Bari e scambio elettorale politico mafioso per quelle successive di Valenzano. Nel processo il Comune di Bari si è costituito parte civile.
Tra le accuse ai due c’è anche quella di aver maltrattato un bambino di nove anni che avevano ricevuto temporaneamente in affido, «picchiandolo - si legge nell’imputazione - , umiliandolo e minacciandolo che lo avrebbero “rispedito in Russia a calci” o lo avrebbero “spaccato in due, ammazzato”».
Entrambi, però, sono stati prosciolti «perché il fatto non sussiste» da alcune delle accuse che la Procura muoveva loro: lo scambio elettorale politico mafioso relativo alle elezioni baresi (resta solo per Valenzano) e l’associazione per delinquere finalizzata alla coercizione elettorale per Valenzano. La gup ha poi prosciolto da tutte le accuse di corruzione elettorale due dei dieci presunti «portatori di voti», Luciano Marinelli e Carmine Pastore, assistiti dagli avvocati Massimo Roberto Chiusolo e Giuseppe Ciaccia, «per non aver commesso il fatto». Prosciolto con la stessa formula anche uno dei pochi pregiudicati rimasti in udienza preliminare, il 50enne Carlo Alberto Baresi, accusato di aver fatto da intermediario per l’acquisto di 150 chili di droga in cambio di una somma dei proventi.
Finiscono a giudizio tutti gli altri. Nel dettaglio, oltre Ferri, Dentamaro e Canonico, andranno alla sbarra: Vito Caggianelli, Felice Carulli, Michele D’Atri (ex sindaco di Grumo Appula), Lorenzo Dentamaro, Gaetano Muscatelli, Marianna Portaccio, Mario Pugliese, Luigi Ressa, Giovanni e Vito Michele Zaccaro, Francesco Zizza (tutti presunti procacciatori di voti comprati o, in alcuni casi, loro stessi elettori corrotti), Antonio Campanale, Umberto Cannone, Gaetano Natilla (accusati di traffico di influenze illecite), Salvatore Petragallo (spaccio di droga), Giovanni Giancotti (imputato per una presunta aggressione mafiosa risalente a marzo 2021 ai danni dei titolari di una pizzeria che si erano rifiutati di vendere birre perché in quel periodo le restrizioni Covid lo vietavano).
Altri 19 imputati, tra i quali il boss Salvatore Buscemi, hanno chiesto l’abbreviato (la loro posizione sarà discussa nell’udienza del 13 ottobre).