Il caso

«Soldi dai pazienti per le visite», in carcere primario dell'Oncologico di Bari

Massimiliano Scagliarini

L'arresto in flagranza della polizia giudiziaria: «Denaro per saltare le liste d'attesa»

BARI - La vicenda sembrerebbe simile a quella che nel 2021 aveva portato ai domiciliari un altro oncologo barese. Solo che, stavolta, nella rete è finito un primario, preso «in diretta» dalla polizia giudiziaria con in mano soldi per una prestazione che doveva essere a carico del sistema sanitario. Sono infatti concussione e peculato le ipotesi che hanno portato ieri all’arresto in flagranza del direttore dell’Oncologia medica dell’Irccs di Bari, Vito Lorusso, 69 anni: avrebbe incassato denaro da un paziente per garantirgli una corsia preferenziale.

L’inchiesta coordinata dalla pm Chiara Giordano aveva messo nel mirino Lorusso da tempo, a seguito di segnalazioni molto circostanziate partite da alcuni pazienti, al punto tale che la Procura aveva disposto di monitorare da vicino la sua attività professionale. Ed è proprio per questo che ieri sono scattate le manette, in flagranza, dopo che il medico aveva ricevuto un pagamento. L’accusa di concussione fa riferimento al denaro (o ad eventuali altre utilità) che il medico potrebbe aver chiesto ai pazienti, quella di peculato invece al mancato riversamento del corrispettivo delle visite nelle casse dell’ospedale pubblico di cui Lorusso è dipendente. In base a quanto è stato possibile ricostruire ieri, il medico sarebbe stato arrestato a seguito della richiesta di soldi per far «passare avanti» un paziente rispetto a una lista d’attesa per l’ottenimento di una prestazione sanitaria.

Il provvedimento urgente adottato nella mattinata di ieri (di cui si è avuta notizia quasi in tempo reale, perché il fermo è avvenuto in luogo pubblico) dovrà essere sottoposto al vaglio di un giudice, cui la Procura dovrà chiedere entro 48 ore la convalida dell’arresto e l’emissione di una misura cautelare. Lorusso (difeso dall’avvocato Nino Castellaneta di Bari) ha avuto un malore al momento dell’esecuzione dell’arresto, quando gli è stato comunicato che sarebbe finito in carcere: per questo è stato condotto al Pronto soccorso. Recentemente il medico aveva chiesto il trattenimento in servizio fino a 72 anni, richiesta rigettata dal direttore generale Alessandro Delle Donne, e dunque era destinato ad andare in pensione a dicembre. «Avendo appreso della vicenda dalla stampa - ha detto ieri Delle Donne -, aspettiamo eventuali notifiche dalle forze dell’ordine. Siamo sgomenti e indignati e, qualora i fatti fossero confermati, non faremo sconti a nessuno».

Va ricordato che a maggio 2021 i carabinieri avevano arrestato l’altro oncologo Giuseppe Rizzi finito ai domiciliari con l’accusa di concussione aggravata e continuata per aver chiesto 130mila euro ai parenti di un paziente poi morto di cancro a fronte di cure che sono a carico del servizio sanitario pubblico. Rizzi era stato licenziato pochi mesi prima, e l’indagine era partita proprio a seguito di una denuncia dell’Irccs. Dalle indagini è emerso che il medico avrebbe ottenuto da 9 suoi pazienti 2,5 milioni di euro. A ottobre l’uomo è stato condannato a 9 anni con il rito abbreviato: il gup Francesco Vittorio Rinaldi ha parlato di «una personalità avulsa dalle regole di comune convivenza civile, priva del sentimento dell’umana pietà, oltre che di totale e sprezzante indifferenza rispetto alle particolari condizioni soggettive di sofferenza delle vittime, le quali riponevano cieca fiducia nel medico».

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