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Bari, altro che passaporto on line: coda obbligatoria alle Poste per il bollettino da saldare

Bari, altro che passaporto on line: coda obbligatoria alle Poste per il bollettino da saldare

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

Bari, altro che passaporto on line: coda obbligatoria alle Poste per il bollettino da saldare

La testimonianza, non è bastata la ricevuta digitale del postagiro fatto il 19 maggio: «Se non ripaga si ferma tutto»

Giovedì 15 Giugno 2023, 15:00

BARI - Chi ha dovuto rinnovare il passaporto conosce perfettamente le lungaggini e i disagi affrontati per arrivare al traguardo. O forse non sa proprio tutto, perché nei dettagli può nascondersi l’incomprensibile. Tanto per cominciare (e questo ormai è di dominio pubblico), la prenotazione per recarsi fisicamente in Questura o nei commissariati della città e della provincia in modo da iniziare la pratica, con la consegna dei documenti, è quasi un terno al lotto, con svariate mattinate da passare (spesso invano) davanti al pc e la speranza di riuscire almeno a inserirsi in uno degli open day, cioè le aperture straordinarie di solito fissate nei fine settimana e decise per aumentare le probabilità di riuscire a ottenere una data. Se ci si riesce, il passo successivo è preparare quanto richiesto.

IMPRESA - Questa è la testimonianza diretta: dopo essere riuscito tre mesi fa nell’impresa di prenotare per il 13 giugno (troppa grazia, Sant’Antonio), in vista dell’appuntamento delle 9.30 in Questura (in realtà in una sede distaccata di via Murat) compilo i moduli per la richiesta di passaporto e per l’assenso del coniuge (che è obbligatorio se hai figli piccoli, a tutela dei minori), faccio copia del mio documento di riconoscimento, ma anche di quello di mia moglie (per farle mettere una firma ché si possa verificare essere coincidente con quella presente sulla carta di identità), preparo due foto tessera (che non devono essere troppo vecchie, quindi non posso riutilizzare quelle scattate solo pochi mesi fa), aggiungo la ricevuta della prenotazione (è richiesto espressamente), mi accerto di aver recuperato il contrassegno amministrativo da 73,5 euro preso dal tabaccaio e stampo la ricevuta emessa da Poste Italiane dopo aver pagato con un postagiro on line la cifra di 42,5 euro sul conto corrente intestato al Ministero dell’Economia e delle Finanze, somma che rappresenta il costo del libretto con microchip.

BLOCCO - La… distrazione (cioè pagare con giro conto mediante app) mi costa cara. Credo di aver fatto un percorso netto, senza sbagliare nulla. Invece, arrivato all’ufficio passaporti, mi avvisano che non si può proseguire, invitandomi, dopo avermi calmato, a leggere meglio le indicazioni. Rileggo che il pagamento di 42,5 euro deve essere fatto «a mezzo di conto corrente postale e che il versamento va effettuato presso gli uffici postali di Poste Italiane mediante bollettino di conto corrente». Ma soprattutto capisco di aver dato per scontata l’alternativa ormai di uso comune (il versamento on line) senza accertarmi di un passaggio decisivo. Eccolo: «non saranno accettati bollettini in bianco, bonifici, giroconti e altre tipologie di versamenti». Gli addetti confermano che per non interrompere l’iter (risolvendo, potrò tornare agli inizi di luglio per ritirare il passaporto, previa mail di avviso), è necessario rimediare andando all’ufficio postale più vicino («tenga, le regalo il bollettino già compilato», mi dice sorridendo simpaticamente una funzionaria) per versare (nuovamente) quanto dovuto.

PARADOSSO - Per ottenere il rimborso del primo pagamento sarà necessario compilare l’ennesimo modulo da inviare al Mef con la ricevuta del postagiro rifiutato e le copie di documento di identità e codice fiscale. Ho deciso di inviare la richiesta tramite Pec (quanto aspetterò?), visto che ormai tutto viaggia in digitale e telematicamente (avrò fatto bene?). Ma quel che più mi irrita è la clamorosa contraddizione fra una procedura che prevede da una parte l’ottenimento di un appuntamento in Questura solo ed esclusivamente con una prenotazione on line e dall’altra l’imposizione dell’utilizzo del tradizionale bollettino da consegnare allo sportello di Poste Italiane (magari dopo la fila di un’ora) senza consentire di agire altrimenti, quando ormai per essere certi di un pagamento basta un semplice applicativo (che, ad esempio, metta in rete Mef e Questura). Il versamento, peraltro, nel caso specifico era stato fatto con largo anticipo (il 19 maggio scorso): non c’è dunque nemmeno da discutere sui tempi bancari (basterebbe eventualmente specificare di provvedere al bonifico o al postagiro cinque-sette giorni prima dell’appuntamento). Insomma, quanto accaduto è francamente incredibile. Alla faccia della digitalizzazione.

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