BARI - Due anni di reclusione è la condanna inflitta dal Tribunale per i Minorenni al 17enne ritenuto complice dei due fratelli Francesco e Giuseppe Vavalle, di 20 e 27 anni, nell’agguato del 22 agosto scorso nel quartiere San Paolo in cui rimase ferito il pregiudicato 35enne del clan Strisciuglio Domenico Franco, finito in ospedale con il volto tumefatto e un foro di proiettile ad una gamba.
L’aggressione avvenne nel vano seminterrato del bar «Gran Caffè» in via delle Regioni, gestito dalla famiglia Vavalle. La dinamica è stata ricostruita dai carabinieri, coordinati dal pm della Dda Marco D’Agostino con l’aggiunto Francesco Giannella, soprattutto grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza, che hanno immortalato intere sequenze di quella serata di sangue, ritenuta il culmine di un susseguirsi di agguati reciproci, botta e risposta, tra la famiglia Vavalle e i referenti del clan Strisciuglio nel quartiere San Paolo.
Quella sera, poco dopo le 19, i fratelli Vavalle con il presunto sodale minorenne avrebbero attirato Franco nel bar di famiglia «con un pretesto» e lì, nel seminterrato del locale, lo avrebbero malmenato picchiandolo al volto anche un tirapugni, mentre il più grande di loro avrebbe estratto una pistola ed esploso un unico colpo «da distanza ravvicinata», ferendo il 35enne ad una gamba, «il che costituisce - scriveva il giudice nell’ordinanza di arresto - un chiaro avvertimento mafioso, giacché, in contesti di criminalità organizzata, è frequente l’uso della “gambizzazione” utilizzata per gli avvertimenti mafiosi». La vittima, a quel punto, sanguinante e zoppicante, dopo aver minacciato vendetta, si sarebbe allontanata a piedi per poi farsi accompagnare in ospedale da un automobilista che passava di lì.
Nei giorni successivi, intercettato nella camera di degenza nell’ospedale San Paolo dove era ricoverato, sarebbe stata la stessa vittima a confermare la dinamica e a fornire dettagli del pestaggio subito. «Hanno fatto il filone hai capito? E lo so mi sono fatto bluffare, hai capito? - diceva Franco ad un amico che era andato a trovarlo, raccontando la trappola in cui era stato attirato dai fratelli Vavalle - , la prima volta nella vita mia che mi faccio bluffare».
Agli investigatori è bastato poco a ricostruire il contesto dell’aggressione e identificare gli autori, documentando anche il rischio concreto i ritorsioni, sulla base di minacce ricevute tramite social network. Da Tik Tok fu infatti estrapolato il commento «i due morti che camminano» sotto una foto dei Vavalle e un’altra immagine con Giuseppe Vavalle che indossava un giubbino anti proiettile.
Per il minorenne (condannato per il concorso nel tentato omicidio di Franco e anche per la detenzione di un’arma trovata a casa sua) si è concluso il processo di primo grado, mentre per i due fratelli Vavalle sono in corso le udienze dei rispettivi processi, abbreviato per Giuseppe e ordinario per Francesco.