ALTAMURA - Ormai da un anno e mezzo Nicola Loporcaro, 23enne di Altamura, vive in un letto di ospedale, costretto a sottoporsi ad una serie di delicati interventi chirurgici per consentirgli la sopravvivenza, non certamente una guarigione dalle gravissime lesioni subite. Un ragazzo che la sera del 23 novembre 2021 stava lavorando, come rider, ed è stato falciato da un’auto mentre consegnava pizze a domicilio. Per quelle lesioni gravissime un 29enne della cittadina murgiana è stato rinviato a giudizio e sarà processato a partire dall’11 settembre.
All’imputato la pm Silvio Curione contesta di aver ferito Loporcaro, all’epoca appena 21enne, travolgendolo con la sua macchina lo scooter a bordo del quale viaggiava la vittima. Il 29enne stava percorrendo via Mura Megalalitiche a 110 chilometri orari, ben oltre il limite di velocità consentito, di 40 km/h. Nell’affrontare una curva a sinistra non soltanto non avrebbe rallentato, ma non si sarebbe preoccupato del buio (essendo tarda ora e quindi con scarsa visibilità) e del manto stradale viscido a causa della pioggia battente. Così avrebbe invaso la corsia opposta scontrandosi frontalmente con il motorino del rider. L’impatto, violentissimo, ha causato al giovane rider numerose fratture, fatale quella al cranio con conseguente emorragia, oltre alla frattura del setto nasale, e del femore.
Da allora il ragazzo non parla, non cammina, apre gli occhi e risponde raramente agli stimoli visivi. Negli atti si parla di «devastanti conseguenze che ne sono derivate in primis al giovane Nicola Loporcaro, ma anche ai suoi prossimi congiunti conviventi», evidenziando la «portata dello sconvolgimento umano che dalla vicenda è derivato, oltre che al povero Nicola Loporcaro, al suo intero nucleo familiare», che nel processo si costituirà parte civile con l’avvocato Andrea Moreno.Nel corso del processo saranno sentiti i medici legali che hanno visitato la vittima dopo l’incidente e anche i consulenti tecnici che hanno ricostruito la dinamica. Ci sono poi i testimoni oculari dell’incidente, che in aula potranno raccontare quello che hanno visto, ma anche il titolare della pizzeria per la quale lavorava il ragazzo, proprietario dello scooter che Nicola usava per consegnare le pizze in città.