trent’anni di «battaglie»

Bari, i residenti di via Pappacena: «Lo Stato recuperi i 10 milioni»

isabella maselli

«Atto di invito» trasmesso dal Comitato di Poggiofranco al Ministero

BARI - Un «atto di invito» rivolto al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti «ad attivare senza ritardo la procedura di recupero delle somme indebitamente versate dallo Stato italiano per la realizzazione» dei palazzi di via Pappacena, segnalando al Comune «il possibile ulteriore danno erariale connesso alla decisione dell'ente locale di reperire a carico della proprietà pubblica e non a carico dei lottizzanti abusivi gli stardard urbanistici necessari per la “sanatoria” della lottizzazione». È la richiesta trasmessa nelle scorse ore dal Comitato di Cittadinanza Attiva del Quartiere Poggiofranco, tramite l’avvocato Luigi Paccione, al Ministero, a Comune e Regione, alla Procura e alla Corte dei Conti.

Questo «atto di invito» segue la sentenza di primo grado con la quale, nei mesi scorsi, il Tribunale ha prosciolto gli imputati per prescrizione dei reati di lottizzazione abusiva, trasmettendo però gli atti alla procura regionale della Corte dei Conti per l’eventuale danno erariale. Era stato, nell’ambito del processo penale, lo stesso Comitato di cittadini costituito parte civile ad evidenziare che quella lottizzazione era stata realizzata anche con il contributo di denaro pubblico, con un finanziamento di circa 10 milioni di euro.

Il Comitato rivolge anche un «invito» al Comune e alla Regione «ad astenersi da condotte amministrative volte a “sanare” la lottizzazione abusiva su aree destinate a “servizi per la residenza” e a “fascia di rispetto stradale e ferroviario” in assenza: del previo recupero nelle casse erariali delle ingenti somme indebitamente versate dallo Stato a beneficio dei lottizzanti abusivi e del previo pagamento da parte del lottizzanti, a prezzo di mercato, dei suoli destinati a soddisfare la quantità minima degli standard urbanistici richiesta dalla legge per l'imponente intervento edilizio».

Per ricostruire la questione è necessario ripercorrere gli ultimi trent’anni di atti amministrativi e contenziosi giudiziari, da quando con decreto del 17 gennaio 1992 il Ministero dei Lavori Pubblici indisse il concorso pubblico per al costruzione di alloggi da destinare alle forze dell'ordine impegnate contro al criminalità organizzata, fino all’ultima sentenza penale di gennaio 2023.

A ottobre 1992 l’allora Istituto Autonomo per le Case Popolari di Bari formulò proposta di intervento edificatorio per al costruzione, in variante al prg, di 350 alloggi da destinare alle forze dell'ordine e di 40mila mc per locali commerciali, su un’area del territorio urbano destinata a «servizi della residenza» e «fascia di rispetto stradale e ferroviario». A luglio 1994 la Giunta comunale decide di sottoscrivere un accordo di programma per l'esecuzione dell’intervento.

Alcuni anni dopo, a giugno 2001, venne firmata nella sede del Ministero delle Infrastrutture la convenzione che concedeva ai lottizzanti finanziamenti per circa 19 miliardi di lire (10 milioni di euro). A quel punto le imprese edilizie del Gruppo Degennaro, entrate in possesso del suoli, chiesero e ottennero dal Comune il rilascio dei permessi a costruire. Risale al 2005 il primo ricorso al Tar del Comitato di Cittadinanza Attiva del Quartiere Poggiofranco con un gruppo di residenti nella zona.

Intanto i lavori edilizi iniziarono e andarono avanti fino a dicembre di quell’anno, quando intervennero i magistrati penali a bloccarli, con un sequestro preventivo d'urgenza dei terreni e delle opere per il reato di lottizzazione edilizia abusiva. A marzo 2006 i costruttori chiesero al Comune l’attivazione di un nuovo Accordo di Programma sostitutivo del precedente e ad agosto l’allora sindaco Michele Emiliano «patrocinò la sanatoria», previa stipula del nuovo accordo di programma (siamo a maggio 2007).

A giugno 2007 fu revocato il sequestro preventivo sulla base della circostanza che il Consiglio comunale aveva ratificato l'accordo di programma stipulato con la Regione e anche sulla base del fatto che «l’autorizzazione a lottizzare concessa in sanatoria, pur non estinguendo il reato di lottizzazione abusiva, dimostra ex post la conformità della lottizzazione agli strumenti urbanistici e la volontà dell'amministrazione di rinunciare all'acquisizione delle aree al patrimonio disponibile comunale».

Contro la sanatoria il Comitato propose motivi aggiunti al ricorso al Tar, accolto definitivamente a luglio 2013 con conseguente annullamento dei permessi di costruire e dell’accordo di programma (sentenza confermata nel 2021 dal Consiglio di Stato). L’ultimo atto amministrativo di questa lunga vicenda lo ha scritto il Consiglio comunale di Bari a giugno 2022, che «statuiva di reperire gli standard urbanistici necessari per la sanatoria della lottizzazione abusiva tra le aree di proprietà comunale», ovvero 18 metri quadrati per abitante. Così Palazzo di Città ha stabilito di destinare circa 3.800 metri quadrati a «servizi», in particolare «attrezzature di interesse comune»; nonché di asservire alla funzione di «standard per l’istruzione a servizio del programma edificatorio» altri due terreni comunali estesi 10.700 metri quadri.

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