BARI - Un lavoratore che accumula 170 giornate di assenza per malattia non può essere definito un «furbetto» e dunque essere destinatario di un licenziamento «esemplare» per scarso rendimento. Il giudice del Lavoro di Bari ha reintegrato nel posto di lavoro un autista dell’Amtab (l’azienda cittadina del trasporto pubblico), licenziato nel 2019 per l’elevatissimo numero di assenze «strategiche»: due-tre giorni, quasi sempre a cavallo delle festività o dei weekend, spesso in corrispondenza dei turni notturni.
Il dipendente era già stato reintegrato in via d’urgenza. Ma nei giorni scorsi il giudice Giovanna Campanile ha rigettato l’opposizione presentata dall’azienda, condannata peraltro a pagare 12.500 euro di spese, con una motivazione che si rifà alla giurisprudenza più recente: la malattia è un diritto del lavoratore, e se non viene superato il periodo di comporto non può essere utilizzata per interrompere il rapporto. Nè, per superare le obiezioni - ha scritto il giudice - sono sufficienti le coincidenze relative al comportamento del lavoratore: nel caso specifico, l’Amtab aveva sostenuto che il rendimento dell’autista era inferiore alla media perché in tre anni (dal 2016 a ottobre 2018) si era sistematicamente assentato negli stessi giorni e in corrispondenza degli stessi turni: 47 assenze per malattia nel 2016, 66 nel 2017, 79 fino a ottobre 2018, con 136 giornate di assenza in «carenza di malattia» (pari a oltre il 70% del totale). Al punto che l’azienda aveva ipotizzato (pur senza denunciarla) la falsità dei certificati medici...