BARI - Nella nuova udienza sul crac di Ferrovie Sud-Est oggi il principale imputato, Luigi Fiorillo, è tornato a parlare di fronte al Tribunale di Bari. L’ex amministratore unico di Fse è ripartito dal racconto dell’udienza dello scorso 21 febbraio, per chiarire il nodo dei corrispettivi dovuti dalla Regione Puglia, arrivati tardi a causa del ritardo dei trasferimenti del ministero dei Trasporti. E per chiarire che lo squilibrio strutturale sarebbe derivato dalla mancata indicizzazione degli stessi corrispettivi al tasso di inflazione certificato dall’Istat.
L’ex amministratore unico è imputato per il crac di Fse, insieme con altre 14 persone con le accuse, a vario titolo, di bancarotta fraudolenta documentale, societaria e patrimoniale, di dissipazione e distrazione di fondi. Secondo l’accusa Fiorillo, in concorso con consulenti e funzionari della società oltre che con imprenditori, avrebbe distratto fondi causando così il crac da 230 milioni di euro nel corso della gestione di Fse fra il 2011 e il 2015.
Fiorillo, ascoltato diverse ore per il controesame della parte civile, ha ribadito che il suo operato in Fse è stato sempre "soggetto ai controlli», giustificando i singoli episodi contestati nei 17 capi di imputazione. L’ex amministratore unico di Fse ha quindi mantenuto la linea fin qui sostenuta, spiegando di aver sempre operato «nell’ambito delle regole e delle leggi». L'esame di Fiorillo (difeso dall’avvocato Federico Massa) proseguirà nella prossima udienza, fissata il 31 marzo, con l'esame dei difensori della Regione Puglia, costituita parte civile.
Infine, nei confronti di due imputati ormai deceduti Fausto Vittucci e Franco Iesus Maria Cezza, su richiesta dei difensori Adolfo Scalfati e Beppe Modesti, e con l’assenso del pm, il Tribunale ha emesso sentenza di estinzione del reato per morte del reo.