BARI - Trenta giorni di tempo per liberare le aree «da ogni arredo, suppellettile e struttura che non costituisca oggetto della concessione» e per riconsegnarle. Scatta la decadenza della concessione demaniale marittima per il Trampolino srl, la società dell’omonimo e noto stabilimento balneare alle porte del quartiere San Girolamo in strada Cipparoli. Nella giornata di ieri è arrivato il provvedimento da parte del Comune e nello specifico delle Ripartizione Sviluppo Economico all’indomani di una lunga attività di ispezione e di sopralluoghi effettuati dalla Guardia di Finanza.
Alla base della decadenza – la concessione ottenuta nel 2014 riguarda una struttura demaniale marittima di oltre 5mila e 900 metri quadri (di cui 4mila e 700 di di superficie scoperta) - ci sarebbero presunte violazioni nell’affidamento dei servizi ad altre società. In particolare, secondo la ricostruzione degli atti amministravi, alla Vistamare s.r.l., società titolare dell’autorizzazione solo per la gestione di attività secondarie (su bar e ristorazione) ma che «di fatto – si legge nella documentazione del Comune - gestiva l’intero stabilimento balneare con proprio personale, in assenza di titolo».
A sua volta Vistamare s.r.l. aveva stipulato con la società Beldeg s.r.l. un contratto di sublocazione di immobile ad uso commerciale avente ad oggetto il solo locale cucina, ricadente in area privata. «Ma invece da verifiche effettuate – si legge ancora nel provvedimento comunale - la società Beldeg s.r.l occupava e gestiva senza titolo tutte le aree destinate a ristorante per lo più site su area demaniale, emettendo a proprio nome scontrini fiscali ai clienti del ristorante». La stessa Vistamare avrebbe anche gestito altri servizi, come pulizia e salvamento. Insomma, una catena di gestione in difformità rispetto alla concessione rilasciata dal Comune.
La società Trampolino ha presentato delle proprie memorie difensive, ribadendo la regolarità delle procedure e l’evoluzione normativa del codice della navigazione. Inoltre ha anche specificato che alcune opere edilizie – contestate a gennaio scorso con un distinto provvedimento comunale della Ripartizione Urbanistica perché senza autorizzazione - «costituiscono un intervento d’urgenza dovuto alla constatazione della forza dei venti di scirocco e di maestrale, mai manifestatosi negli anni precedenti con l’intensità irresistibile delle ultime tempeste del periodo 2019/2020 e che sono ascrivibili ad attività di manutenzione ordinaria e straordinaria legittimabili con Cila tardiva». Controdeduzioni tutte respinte dal Comune e da qui la decadenza della concessione