BARI - Il nuovo monitoraggio (sarà parte di un sistema integrato che permetterà all’Amiu di rendere più efficiente il servizio) è stato annunciato ormai da mesi: attraverso l’applicazione di sensori sui cassonetti della città se ne potrà rilevare il riempimento (e lo svuotamento). Nel frattempo, 30 percettori di cittadinanza sono stati reclutati per vigilare e sensibilizzare la cittadinanza (fino a fine anno) al corretto conferimento dei rifiuti. Sarà il caso, però, prima di innovare, di prevenire (pure consegnare i carrellati a fruttivendoli e fiorai va nella direzione giusta) e di reprimere (contrastare il fenomeno degli ingombranti lasciati per strada lo merita), di iniziare da una operazione basilare: provvedere, nelle zone del capoluogo non coperte dal porta a porta, alla sostituzione dei contenitori malridotti.
NUMERI Sono brutti, sporchi e in cattive condizioni. Sono debordanti (nei casi migliori) oppure rotti o senza coperchio in pressoché tutti i quartieri della città. E, soprattutto, sono tanti. Secondo un report del Codacons di Bari, che la Gazzetta è in grado di anticipare (sul nostro sito internet, all’indirizzo lagazzettadelmezzogiorno.it, si può scaricare il file completo, corredato da numeri e foto) sono infatti quasi 400 (almeno uno su due, considerando il totale) i cassonetti che meriterebbero di essere sostituiti in un'area che va dal quartiere Libertà a Japigia e, verso l’interno, da Picone a San Pasquale, passando per Mungivacca. Sono state tralasciate soltanto le zone già coperte dal porta a porta (da Santo Spirito, Palese, Catino e San Pio a San Girolamo, Fesca e San Cataldo, dal San Paolo al Villaggio del lavoratore) e quelle che lo saranno a breve (anche se si aspetta ancora la data ufficiale dell’avvio a Carbonara, Ceglie e Loseto). Complessivamente sono 468 i contenitori finiti nel mirino della sezione barese dell’associazione dei consumatori (261 perché rotti, 112 perché senza coperchio, 94 perché trovati al di sopra della capienza consentita, quindi debordanti di sacchetti, di plastica, di carta (o di tutto messo insieme...), e 1, in via Amendola, perché bruciato). «Il progetto - spiega Dario Durso, ideatore e coordinatore dell’attività - rende un quadro dello stato in cui versano attualmente gli arredi urbani, gestiti dall’Amiu, destinati alla raccolta dei rifiuti. Si tratta di un’iniziativa, quella svolta sul campo da Maria Francesca Armenise e da altri nostri volontari, che si articolerà in tre step. Nella prima fase abbiamo appunto documentato, con un ampio corredo fotografico, le principali criticità riguardanti i contenitori della spazzatura, indifferenziata o riciclabile. Ne è emerso un quadro di degrado diffuso, anche in quei quartieri che rappresentano la vetrina di Bari per i turisti in ingresso».
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DETTAGLI In effetti, fa impressione notare come il Murattiano (con Bari Vecchia e Umbertino) sia secondo, nella poco lusinghiera classifica del degrado, soltanto a un altro quartiere di pregio della città: Poggiofranco. Nel primo caso sono stati rilevati 40 cassonetti rotti, 18 scoperchiati e 25 oltre la capienza consentita, nel secondo 65 rotti, 38 senza coperchio e 9 debordanti, per un totale di 112 cassonetti da sostituire o perlomeno da svuotare. Non se la passano bene nemmeno a San Pasquale e a Carrassi (come è possibile verificare dal grafico e dalle foto), mentre va meglio a Japigia, a Picone, a Madonnella, e anche al Libertà e a Mungivacca. «Il focus dell’indagine - continua il referente di Codacons - punta sui dissesti e sulle malformazioni macroscopiche, che compromettono la funzione d’uso dei cassonetti, con l’esclusione quindi di quelle deformazioni e rotture di minore impatto, o solamente estetiche, che non impediscono lo smaltimento dei materiali di scarto (altrimenti la percentuale delle segnalazioni salirebbe dal 50 all’80% - n.d.r.). Nelle nostre intenzioni, il report realizzato è un “libro bianco”, da integrare, ampliare e correggere, grazie anche al contributo che auspichiamo possa giungere da parte dei nostri concittadini, in giro per il capoluogo cellulari alla mano. Per questo motivo, renderemo disponibili i nostri canali online (la pagina Facebook del Codacons Puglia, la pagina Instagram, il sito Pronto Reclami Bari e la casella e-mail codaconspuglia@libero.it - n.d.r.), proprio per ricevere le segnalazioni e le immagini che gli utenti vorranno farci pervenire. In questo modo, il nostro lavoro sarà più completo e puntuale».