BARI - Antonio Colamonico non si arrende e dal carcere di Foggia dove è detenuto da settembre, dopo la condanna irrevocabile a 26 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio volontario della ex amante, l’estetista 29enne italo-brasiliana Bruna Bovino, uccisa a Mola di Bari il 12 dicembre 2013, continua a professare la sua innocenza. Per tentare la strada della revisione del processo ha incaricato il generale dei carabinieri in pensione Luciano Garofano, presidente dell’Accademia italiana di scienze forensi ed ex comandante del Ris di Parma, di eseguire nuovi accertamenti tecnici.
Il colpo di scena in una vicenda iniziata quasi dieci anni fa, è emerso nell’udienza che si è celebrata ieri dinanzi alla Corte di Assise di Appello di Bari per l’incidente di esecuzione sollevato dai proprietari del centro estetico dove la lavorava ed è morta la vittima, sotto sequestro dal giorno del delitto. I proprietari, assistiti dall’avvocato Marco Sciddurlo, ne chiedono la restituzione.
Il sostituto procuratore generale Giannicola Sinisi ha chiesto che la revoca del sequestro sia disposta non prima di 45 giorni, per consentire l’accesso al locale e gli ulteriori accertamenti. D’accordo i proprietari e anche la difesa di Colamonico, l’avvocato Nicola Quaranta, si è associata alla richiesta. L’obiettivo è raccogliere elementi utili a dimostrare l’innocenza di quello che ad oggi è ritenuto l’unico assassino e chiedere quindi la revisione del processo.
Il corpo della vittima fu trovato semicarbonizzato dopo essere stato ferito a morte con 20 colpi di forbici e dato alle fiamme. Colamonico, all’epoca 35enne, venne arrestato per il delitto il 9 aprile 2014. È rimasto in cella per quasi quattro anni e mezzo. Ha affrontato da detenuto il processo di primo grado, conclusosi il 3 luglio 2017 con il verdetto di colpevolezza e la condanna a 25 anni di reclusione. Poi, il 7 novembre 2018, la Corte di Assise di Appello ribaltò la sentenza, assolvendo l’ex amante della vittima «per non aver commesso il fatto». Dopo 55 mesi in cella, quindi, Colamonico venne scarcerato. È tornato in cella a fine settembre 2022 dopo l’appello bis a seguito di annullamento della Cassazione.
Quello che il generale Garofalo dovrà approfondire è, in particolare, la natura della sostanza contenuta in una bottiglietta, tuttora custodita nel centro estetico e che secondo l’accusa è un accelerante usato dall’assassino per favorire la propagazione delle fiamme. Secondo la difesa invece, che intende analizzarla grazie a nuove tecnologie scientifiche, è un gel per massaggi. Esami che fino ad oggi non è stato possibile eseguire e che potrebbero riaprire il caso.
La Corte si è riservata di decidere sui tempi del dissequestro e potrebbe farlo già nelle prossime ore.
Intanto, mentre al quarto piano del Palazzo di Giustizia di piazza De Nicola si celebrava l’udienza, su un muro di fronte all’edificio ignoti hanno affisso uno striscione con la scritta «Antonio Colamonico innocente».