Il fenomeno e le indagini
Bari: baby gang a Parco 2 Giugno, scagionato uno del «branco»
Era stato identificato per errore dagli investigatori tramite foto pubblicate sui social
BARI - Un «branco» di sette giovanissimi da mesi seminava il terrore nel parco cittadino di Largo 2 Giugno, aggredendo, minacciando e rapinando adolescenti. In tre furono identificati, ma uno di loro sarebbe stato arrestato per uno scambio di persona.
Nei giorni scorsi la Procura di Bari ha depositato gli atti conclusivi dell’indagine e ha chiesto il rinvio a giudizio solo per una persona, il 19enne Giuseppe Tigri. Nei confronti di un altro dei presunti aggressori, un liceale barese, procede la magistratura minorile. Per il terzo, il 19enne Andrea Gelao, il pm Claudio Pinto ha proceduto allo stralcio e nelle prossime settimane ne chiederà l’archiviazione. Gelao finì agli arresti domiciliari, il 15 marzo scorso, insieme a Tigri, ma subito il gip - dopo averlo interrogato e aver confrontato le immagini estrapolate dal suo profilo social - si rese conto che non era lui il ragazzo indicato dalle vittime dell’aggressione e ne dispose la revoca dell’arresto. Circostanza che si apprende solo ora e che, a sei mesi dalla misura cautelare, certifica con un formale provvedimento di stralcio l’estraneità del ragazzo alla vicenda.
LE AGGRESSIONI Sono due gli episodi contestati a Tigri, risalenti al 30 dicembre 2021 e al 9 gennaio 2022. Il branco «di mero stampo bullistico» si legge negli atti, accerchiava le vittime, le minacciava con frasi come «questa zona è nostra», «da qui ve ne dovete andare», pretendeva denaro, anche pochi spiccioli, e i telefoni cellulari che gli adolescenti avevano in tasca e poi li aggrediva con calci e pugni. Nel primo episodio del 30 dicembre 2021 in 7 avrebbero circondato un 15enne intervenuto in difesa di un coetaneo preso a schiaffi dal gruppo, colpendolo più volte con pugni fino a farlo cadere e continuando, una volta a terra, a dargli calci alla pancia e alla schiena. In questo caso la vittima, che ha riportato la frattura del setto nasale, è stata anche sottoposta ad intervento chirurgico. Nel secondo episodio del 9 gennaio 2022 in tre (tra cui sempre Tigri) avrebbero costretto un 16enne ad allontanarsi dal parco dopo averlo minacciato, colpendolo con una testata al setto nasale.
C’era un terzo episodio inizialmente contestato dalla Procura al solo Gelao, che quindi ora resta senza un responsabile. Risale al 4 febbraio 2022. L’aggressore si impossessò del telefono cellulare di un 13enne dopo averlo picchiato per aver «guardato in modo maligno» un suo amico, costretto a inginocchiarsi per baciargli le scarpe, quindi colpito con un calcio allo sterno e con pugni al volto e sul petto.
LE INDAGINI Alla identificazione dei presunti aggressori i carabinieri arrivarono grazie all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza del parco e alle dichiarazioni di diversi testimoni, tra i quali le stesse vittime, incrociate con le foto pubblicate sui profili social degli indagati. Il 15 marzo gli accertamenti dei militari portarono all’arresto di due 18enni, Tigri e Gelao, ma su uno l’identificazione si è rivelata sbagliata. All’unico presunto responsabile di quelle violenze, Tigri, la Procura contesta ora i reati di rapina, tentata rapina aggravata e continuata, lesioni personali pluriaggravate e violenza privata aggravata in concorso con un minorenne e altre cinque persone mai identificate. Avrebbe agito, in concorso con i suoi amici «bulli» al momento ancora ignoti, «con deprecabili logiche di sopraffazione da branco, sicuramente idonea a generare allarme sulla collettività stanziata sul territorio e sui minori che frequentano il parco cittadino». L’udienza preliminare per il rinvio a giudizio inizierà il 7 febbraio 2023 dinanzi al gip Angelo Salerno.
LO SCAMBIO DI PERSONA Quando Gelao è stato interrogato, il 17 marzo 2022, quindi due giorni dopo l’arresto, spiegò di aver frequentato poche volte il Parco 2 Giugno e mai con Tigri o altri ragazzi in branco. «Non c’entro niente io in questo fatto, non sono stato io» disse al gip. Raccontò che tutti i pomeriggi, anche quelli delle aggressioni nel parco cittadino, usciva con un amico e due ragazze, prendendo il treno dalla stazione centrale e andando da loro in paesi della provincia, di non conoscere le vittime e di non aver mai posseduto e indossato gli abiti immortalati dalle immagini di videosorveglianza. Il giudice gli credette e ventiquattr’ore dopo revocò l’arresto «considerato che sono emersi elementi di dubbio in ordine alla corretta identificazione» e che il co-indagato Trigri, l’unico al momento a rischio processo per quei fatti, «ha identificato il concorso di altro soggetto negli episodi contestati». Un altro dei presunti aggressori, quindi, potrebbe presto avere un nome e un volte, ma su questo non è noto se siano in corso ulteriori indagini.