Povertà
A Bari mano tesa della Caritas contro solitudini, fame e disagio psicologico
Don Lino Modesto: «Ormai la stragrande maggioranza sono italiani, solo il 10% sono stranieri»
BARI - C'è il cinquantenne che perde il lavoro, il giovane che cresciuto in una famiglia disagiata non trova una mano per emergere, l'anziano solo, la madre con bambini piccoli che è sotto sfratto. Tra le quasi 22mila persone che la Caritas diocesana Bari Bitonto aiuta ogni anno ci sono tante storie. Di dolore. Alle quali si cerca di dar voce almeno oggi nella «VI Giornata mondiale dei poveri».
Un quadro che diventa sempre più drammatico e dove le statistiche in aumento riguardano corpi vivi e non semplicemente numeri. «Anelli deboli» come il titolo del Rapporto 2022 stilato dalla Caritas nazionale sulla povertà ed esclusione sociale in Italia, che ha lanciato l’allarme sui 5,6 milioni di poveri assoluti e sulla inesistente mobilità sociale che precipita il nostro Paese come ultimo in Europa.
Anelli deboli - «Nel 2021 tutte le nostre 126 parrocchie hanno intensificato gli sforzi per cercare di dare risposte alle richieste di aiuto – spiega don Lino Modesto neo direttore della Caritas diocesana Bari Bitonto -. Chi si affaccia ai nostri servizi, attraverso l'impegno dei nostri volontari, chiede lavoro, sostegno socio assistenziale, una mano nel pagare le bollette che negli ultimi mesi sono diventate una vera emergenza. La crisi energetica sta mettendo a dura prova tante famiglie, ma il vero “anello debole” mi sembra che sia l'indifferenza che genera solitudine. Oltre le situazioni oggettive di povertà c'è una non volontà di uscire dall'ottica individualista, che non ci permette di vedere e tendere una mano verso le fragilità anche solo del vicino di casa».
La solitudine come prima emergenza, come prima povertà da combattere. E i numeri a cui dare risposta sono sempre di più. Secondo la Caritas nostrana alle circa 18mila persone aiutate nel 2020, se ne sono aggiunte altre 3628 nel 2021. Solo lo scorso anno sono state assistite 1076 famiglie monogenitoriali. Le 13 mense che fanno parte del coordinamento locale Caritas tra Bari e Bitonto hanno distribuito 72.057 pasti, in crescita di quasi 10mila rispetto all'anno precedente.
Gli invisibili della porta accanto - «La stragrande maggioranza chi ci chiede un aiuto è italiano, è veramente il vicino della porta accanto – insiste don Lino -, solo il 10% è cittadino straniero. E tanti non vengono neanche da noi o agli altri servizi istituzionali sul territorio per una sorta di vergogna e per un forte senso di dignità. Quest’ultimi rischiano di diventare i nuovi poveri invisibili ai nostri occhi. Vi è la necessità di ritornare a forme di welfare di quartiere e di condominio, dove il vicino di casa sia in grado innanzitutto di intercettare vecchie e nuove situazioni di disagio ed orientarle alla rete sociale del territorio. La pandemia ha cronicizzato alcune forme di individualismo. Torniamo ad incrociare gli sguardi delle persone, a partire dai più fragili. Ora più che mai vi è un forte bisogno di comunità».
I servizi - Alla rete Caritas dei punti di ascolto e mense parrocchiali si devono anche aggiungere: il Centro di accoglienza notturno «Don Vito Diana», gestito dalla Fondazione «Santi Medici Cosma e Damiano» di Bitonto che nel 2021 ha ospitato complessivamente 80 uomini stranieri e 21 uomini italiani; l’associazione «Micaela onlus», ente che si occupa di donne vittime di tratta e sfruttamento sessuale che ha incontrato 147 donne su strada ed effettuato complessivamente un migliaio di interventi di counseling sanitario e sociale; senza dimenticare l'emergenza della guerra in Ucraina, da febbraio a luglio sono state accolte dalle comunità parrocchiali e religiose 65 persone di cui 35 adulti e 30 minori.
Disagio psicologico - «Quello che si registra negli ultimi mesi, oltre al dilagare della povertà, è il disagio psicologico – conclude don Lino -. La pandemia ha messo in evidenza nuove e vecchie fragilità. E purtroppo anche tra i giovani. Dobbiamo riflettere tutti su questa situazione emergenziale e dare delle risposte da parte del sistema pubblico e privato sociali assieme. Ora più che mai dobbiamo essere capaci di ascoltare ed ascoltarci. Abbiamo tutti un disperato bisogno di comunità accoglienti».