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Confesercenti Bari: «I saldi? Non funzionano più come buon incentivo»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Saldi. partenza lenta a PotenzaMeglio a Matera con turisti

Saldi a Potenza

Per gli imprenditori sarebbe molto più congruo far cominciare le svendite estive non prima della seconda metà di luglio

Domenica 31 Luglio 2022, 14:55

BARI - «Stiamo ancora elaborando tutti i dati che abbiamo raccolto, ma alcune cose emergono con chiarezza: nella stragrande maggioranza i negozianti sono contrari ad un inizio saldi così anticipato e ci raccontano che stanno reggendo grazie alla presenza di turisti». Raffaella Altamura, presidente Confesercenti Bari e componente del Consiglio della Camera di Commercio, raccoglie le carte che ha di fronte per sviluppare il bandolo della matassa, tra numeri e percentuali. «Anche in seguito alle polemiche di quest'anno a due anni dalla pandemia, che ci ha veramente piegati nonostante i sostegni, come Confesercenti abbiamo pensato di verificare gli umori dei commercianti baresi attraverso un sondaggio effettuato nei giorni scorsi. Abbiamo raccolto le risposte di 100 nostri associati – spiega la Altamura -. Un lavoro che ha impegnato a tempo pieno due nostri collaboratori».

Le domande rivolte ai negozianti sono cinque: che tipo di esercizio commerciale viene gestito, come è andato il primo mese di saldi rispetto al 2021, quale è stata la spesa media dei consumatori, se la pandemia ha inciso sui rincari e un giudizio sulla data di avvio degli sconti. «A risponderci sono stati principalmente negozi di prossimità che vendono abbigliamento e calzature uomo-donna – sottolinea la Altamura -. Abbiamo escluso dal sondaggio le grandi catene commerciali. Una scelta proprio per non inquinare i dati finali. Volevamo uno spaccato della realtà del piccolo esercizio commerciale, di chi ha un core business medio-alto, la boutique, chi vende il prodotto di pregio o comunque di buona qualità. In generale l'andamento delle vendite è risultato positivo rispetto allo scorso anno, con una media di venduto del 20% in più. In gran parte questo risultato è stato garantito dalla forte presenza di turisti e non solo a Bari. Il sondaggio è stato fatto con interviste ad associati su Monopoli, Alberobello, Castellana, Conversano e Corato, oltre al capoluogo, cercando di capire la realtà dei comuni costieri e quelli interni. La presenza turistica si è fatta sentire un po' su tutta la provincia. I turisti si sono distribuiti sul territorio forse per evitare le mete troppo affollate. Bari si riconferma il punto di partenza da cui poi si spostano verso altre zone».
«Se passiamo alla spesa media effettuata dal cliente, si è riscontrata tra i 150-200 euro pro capite, in netto miglioramento rispetto agli anni scorsi, in linea con le medie pre-pandemia. Il problema che tutti hanno lamentato sono i costi: che sia stata la guerra o il Covid, il caro vita e i costi di gestione hanno sicuramente influito. Molti nostri associati Confesercenti hanno sottolineato come questi guadagni in più alla fine servano solo a pagare gli aumenti. “Di fatto è come se stessimo lavorando per il niente”, ci hanno raccontato. Non si mette nulla a capitale. I costi di gestione sono levitati oltre il 30%, quindi quello che entra, copre le uscite. Teniamo presente che la clientela di questi negozi è di target medio alto, famiglie che la crisi la sentono meno, quindi la loro capacità di spesa è rimasta più o meno intatta».

E invece per quanto riguarda la questione data di avvio saldi?
«Abbiamo raccolto un plebiscito. Per oltre l'80% degli intervistati il 2 luglio è una data assolutamente da cancellare. E' impensabile definirli “saldi di fine stagione” per una stagione che è di fatto solo all'inizio. Si troverebbe molto più congruo far cominciare le svendite estive nella seconda metà di luglio. La verità è che i saldi non funzionano più come metodo di vendita in sé e non solo per quanto riguarda la data. I negozi che hanno il grosso delle loro vendite su una clientela affezionata, di fatto gli sconti gli effettuano tutto l'anno. In percentuali del 10-15%, ma si cerca sempre di venire incontro al cliente. Sono strategie di marketing di base. Anche in quest'ottica la legge nazionale andrebbe completamente rivista. A parte il concetto che non è pensabile che un soggetto terzo (in questo caso lo Stato) debba entrare a decidere modalità e tempi di vendita di un imprenditore che mette in ballo il suo capitale. Io commerciante rischio, io decido quando vendere e a quanto».

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