BARI - L’Iss (l’Istituto superiore di sanità) non fornisce i dati regionali e provinciali, ma il report diffuso in occasione della Giornata mondiale senza tabacco di martedì scorso evidenzia che, rispetto all’area geografica, la prevalenza di fumatori è più alta al Sud in entrambi i sessi: 32,6% negli uomini, 21,6% nelle donne (complessivamente fumano 12,4 milioni di italiani, il 24,2% della popolazione, una percentuale che non era stata mai più registrata dal 2006, mentre gli ex fumatori sono il 14,9%). Uno spaccato territoriale è però possibile averlo attraverso l’attività del Centro Antifumo (unico nel Barese) dell’Istituto Tumori Giovanni Paolo II (sono 223 in tutta Italia, in diminuzione rispetto ai 268 del 2021 e ai 292 del 2019, così distribuiti: il 61% al Nord, il 17% al Centro e il 22% al Sud e nelle Isole). Della equipe, che segue circa 100 pazienti ogni anno, oncologici e non in arrivo da Bari e provincia, fa parte una psicologa: Daniela Bafunno.
«Il nostro centro per la prevenzione e la cura del tabagismo e delle malattie fumo-correlate - spiega Bafunno - è stato istituto nel 2018. Da allora, abbiamo seguito circa 300 pazienti in percorsi di disassuefazione dal fumo. Nel 2021 abbiamo avuto un’impennata di richieste, dopo il brusco calo di accessi dovuto alla pandemia da Covid-19».
PROFILO L’epidemia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ha determinato un milione di fumatori in più in tutta Italia. «I nostri dati - continua Bafunno - sono in linea con quelli nazionali: fumatori e fumatrici, in termini numerici, ormai si equivalgono. Per lo più arrivano da noi dopo i 50 anni (36% degli utenti), ma ci sono anche 40enni (circa il 29% del totale), over 65enni (il 19%) e, in parte residuale, anche under 40 (il 13%) e giovanissimi (il 3% è under 25). Molti utenti arrivano già con una o due patologie fumo-correlate, per lo più patologie polmonari, respiratorie o oncologiche. E molti pazienti oncologici, nonostante la diagnosi di tumore, continuano a fumare, riducendo così l’efficacia delle terapie e le loro chance di guarigione».
DIPENDENZA Smettere di fumare è davvero difficile. Solo il 3% dei fumatori riesce a farlo da solo. La percentuale cresce fino al 10% per i fumatori che fanno ricorso a terapie farmacologiche, con i sostituti della nicotina, per esempio, e raggiunge il 30% per i fumatori che si fanno aiutare da un team multidisciplinare di un centro antifumo. «Questo perché - aggiunge la psicologa - il fumo non è un vizio, ma una dipendenza fisica provocata dalla nicotina e da diverse altre sostanze delle 4.000, di cui 400 tossiche e altre 400 cancerogene, presenti nelle sigarette. Alla dipendenza fisica si aggiunge poi quella psicologica e comportamentale legata alla gestualità e al ‘rito’ della sigaretta».
DUALE Nel centro antifumo dell’Oncologico barese lavorano anche lo pneumologo Vito Lamorgese e due oncologi, Domenico Galetta e Annamaria Catino, rispettivamente coordinatore e responsabile di progetto. L’equipe segue a distanza i tabagisti anche quando sono diventati ex fumatori oppure fanno uso delle sigarette elettroniche. «Diciamolo chiaramente - continua Bafunno -: chi usa le sigarette elettroniche o i dispositivi a tabacco riscaldato è di solito un fumatore duale, cioè fuma anche le sigarette. I fumatori che passano alle elettroniche nel 40% dei casi ritornano poi alle tradizionali e chi comincia a fumare le elettroniche, per esempio giovani e giovanissimi, alla fine approda alle sigarette. Senza contare che nelle sigarette elettroniche e nei dispositivi a tabacco riscaldato ci sono comunque sostanze tossiche e sostanze che danno dipendenza».
AIUTO Smettere di fumare si può scegliendo il percorso più giusto per ciascun tabagista: per alcuni può essere necessaria una terapia farmacologica, per altri bastano solo i colloqui psicologici, per altri ancora servono approcci integrati di farmaci e psicoterapia («bisogna indagare le origini profonde di questa dipendenza - conclude la psicologa - e ogni fumatore deve poi prenderne consapevolezza. Per tutti è indispensabile una forte motivazione personale, come dimostrano le tante storie di coloro che hanno detto basta»). In aiuto, c’è anche il Telefono Verde Fumo (800 554088) che dall’inizio dell’attività nel 2000 ha preso in carico oltre 98.000 telefonate. Nell’ultimo anno (1 maggio 2021- 30 aprile 2022) sono giunte oltre 8.500 chiamate, più dal Nord (40%) che dal Sud e dalle Isole (37%) e dal Centro (23%). Chi telefona è quasi sempre un fumatore (92%), ma non mancano le chiamate di familiari e amici che chiedono aiuto per far smettere di fumare i propri cari (7%).