BARI - La cultura come bene comune, da condividere: «Noi dobbiamo dare a tutti la possibilità di partecipare». L’architetto Maria Piccarreta ha le idee chiare. Da oltre un anno è il segretario regionale del Ministero della Cultura. Romana, dirige ad interim la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio sia della Città metropolitana di Bari sia delle province di Barletta-Andria-Trani e Foggia. Nel 2019 le è stato assegnato il premio Zanotti Bianco per «lo spiccato senso dello Stato e la meritoria azione nel campo della tutela del patrimonio storico artistico». Adesso, complice l’emergenza sanitaria, la nuova sfida è provare a creare nuove occasioni di ripresa. «Il nostro settore ha subito un duro colpo, per cui grazie a interventi sul patrimonio culturale dobbiamo creare le opportunità affinché, sulla base delle norme vigenti, i vari attori possano conoscere i progetti strategici di fruizione e partecipazione al patrimonio culturale».
Quali compiti ha la struttura che dirige? Quali i rapporti con le istituzioni territoriali?
«Il Segretariato Generale ha compiti di coordinamento regionali. In Puglia gestisce con la Regione il piano paesaggistico, condividendo linee e strategie in materia paesaggistica. Con le altre istituzioni, il Segretariato svolge un ruolo di coordinamento».
Quali differenze tra Soprintendenza e Segretariato?
«La Soprintendenza ha competenze esclusive riguardo alla tutela, all’esercizio di vigilanza nei territori di competenza. È l’Ufficio in prima linea del Ministero ed è l'emanazione sul territorio della direzione generale. Il Segretariato è una articolazione sul territorio del segretariato generale, ha competenze in materia di tutela, ma nel suo mirato ruolo di coordinamento, è poi la stazione appaltante per gli interventi finanziati con fondi ministeriali. Ha competenze in materia di personale, costituisce il tramite privilegiato tra gli Istituti e gli Uffici centrali del Ministero. Il rapporto è di stretta collaborazione, di supporto alle articolazioni del Ministero nei territori. Abbiamo ruolo di coordinamento rispetto alle Sovrintendenze. Siamo un ufficio strategico, mentre la Sovrintendenza rappresenta la parte attuativa».
Può ricordare i maggiori interventi in corso?
«Gli interventi più rilevanti, sono tutti dell’importo di 5 milioni: un grosso appalto a Lucera, a Santa Maria della Pietà e alla Fortezza. A Bari sono interessati il campanile della Cattedrale e il Castello Svevo nella parte del cortile, senza dimenticare la conclusione di Santa Scolastica con altri tre milioni, poi c'è il castello Alfonsino di Brindisi e Taranto. Senza dimenticare i finanziamenti relativi all’adeguamento alle norme antisismiche».
A che punto è la situazione?
«Stiamo lavorando per colmare l’inevitabile rallentamento causato dalla pandemia. Intanto abbiamo tentato di smuovere tutta una serie di finanziamenti che giocoforza hanno subito una decelerazione. Inoltre stiamo cercando di facilitare l’attività nel quotidiano - anche in relazione al peso enorme derivante dal Pnrr che grava sulle Sovrintendenze - anche attraverso progetti sperimentali. L'obiettivo è semplificare alcune procedure amministrative e capire se le esperienze possono allargarsi ad altre città».
Occorre snellire le procedure e rendere comprensibili ai più le attività delle Sovrintendenze.
«Le semplificazioni possono riguardare gli allacci o possiamo provare con il Comune di Bari per quanto riguarda gli immobili di proprietà, col fine di proporre al ministero i nuovi iter. Il Segretariato è un ufficio in cui provare e sperimentare anche perché è un ente terzo rispetto al territorio. C’è un bando che scade il 30 aprile sulle disarmonie del paesaggio. In questo momento è importante aiutare a riflettere. Abbiamo in programma una serie di incontri per parlare di paesaggio, magari visto con occhi diversi, attraverso le descrizioni di un fotografo, di un geografo, di un filosofo».
Il paesaggio osservato e descritto da angolazioni differenti.
«Infatti. Mi piacerebbe raccontare il paesaggio in maniera asettica per far capire come possa essere poliedrico, in modo da offrire un approccio diverso. Ci saranno trasformazioni per cui è importante offrire strumenti per capire cosa accade».
Pensa a un percorso di condivisione e partecipazione?
«Tutti dicono che la cultura è partecipazione. Vorrei provare a dare a tutti una base di rudimenti, con incontri da tenersi tra l’estate e settembre».
A Bari vecchia, a piazza San Pietro (sul sito archeologico), nell’area di Santa Scolastica, verrà installato un monumento di arte contemporanea ad opera dell'artista milanese Edoardo Tresoldi. Sorgerà nella parte più antica della città. Viene recuperato ciò che da cinquant’anni è un vuoto urbano.
«Ci troveremo un’opera come quella di Santa Maria di Siponto (la Basilica paleocristiana, ndr) con un’area priva di recinzione. È un’esperienza unica seguire quotidianamente l’evoluzione del progetto che interesserà l’intero “Isolato 49”, come chiamiamo tecnicamente il sito. L’idea è di evocare la spazialità di ciò che c’era prima attraverso i secoli. In pratica entrando in quest’opera si ha la percezione di ciò che c’era prima. Ora lì vediamo una sorta di paradosso: c’è un cortile al cui interno ci sono le colonne del chiostro per cui la sensazione è del tutto vuoto attorno, mentre il pieno è dato dal cortile. Invece, la percezione sarà esattamente il contrario: ciò che noi adesso vediamo come vuoto era il pieno, al contrario ciò che adesso intendiamo come pieno era il vuoto. Quindi lì c’era una spazialità che era esattamente il contrario di quello che vediamo oggi. E così si sono realizzate anche le altre architetture man mano che si sono stratificate. Di base, quindi, c’è l’opzione di restituire un’idea di spazialità che è il contrario di ciò che c’è oggi. È un percorso che non abbiamo ancora annunciato, perché nel frattempo prima del bando dobbiamo portare i diversi strati archeologici allo stesso livello».
Il sindaco di Bari, Decaro, ha detto che l'opera di Tresoldi proporrà sulla scena internazionale Bari con una storia nuova, diventando uno degli elementi identitari della città, caratterizzata da un nuovo «skyline» fatto di materie trasparenti: il promontorio più antico di Bari, visibile dal mare e dalla terraferma.
«L'idea è dare, attraverso un'opera d'arte, una nuova vita all’area archeologica e alle importanti informazioni scientifiche restituite dagli scavi, regalando alla città, in un’area che ha subito tantissime trasformazioni nel tempo, un’opera che faccia riscoprire la parte più antica di Bari».