LA GRANDE MOSTRA

Un «Panorama» farà di Monopoli la regina dell’arte

Paola Marino

L'ideatore, pugliese, De Bellis: «C’erano altre candidature al Sud, abbiamo individuato la città barese come snodo tra Murgia e Salento»

Una grande mostra di arte diffusa nel territorio sta per realizzarsi per l’estate a Monopoli. Si chiama «Panorama» e la cura il pugliese Vincenzo De Bellis, direttore associato e curatore per le arti visive del prestigioso Walker Art Center di Minneapolis, in questi giorni in Puglia per i primi sopralluoghi. L’idea è di «Italics», consorzio che riunisce oltre sessanta autorevoli gallerie d’arte contemporanea, moderna e antica tra cui troviamo Alfonso Artiaco, Massimo De Carlo, Massimo Minini e Galleria Continua con Lorenzo Fiaschi che presiede il consorzio insieme a Pepi Marchetti di Gagosian e prevede anche l’assegnazione del premio Italics d’Oro. Il programma e l’annuncio del vincitore saranno svelati il 21 aprile in conferenza stampa a Venezia nei giorni d’inaugurazione della Biennale d’Arte. Vetrina internazionale che conferma la missione di Italics di promuovere la cultura e la bellezza del territorio italiano attraverso una rete nazionale basata sulla collaborazione tra i galleristi e la condivisione di esperienze con un pubblico internazionale di collezionisti e appassionati. Il progetto nasce nel 2020 con una piattaforma on line che propone inediti itinerari d’arte e si materializza a Procida nel 2021 con una serie di eventi espositivi di grande impatto anche mediatico. E’ quello che ci si aspetta ora a Monopoli dall’1 al 4 settembre per il secondo appuntamento di «Panorama» che si articolerà nell’antico borgo e lungo le mura che raggiungono il mare. Ne parliamo con Vincenzo de Bellis che ci anticipa il progetto e si apre a considerazioni sulla Puglia ed il suo rapporto con l’arte contemporanea.

De Bellis, la sua carriera critica e curatoriale si è svolta prevalentemente tra Milano e gli Stati Uniti. Ora gioca in casa con una grande mostra a Monopoli. Ma al di là della sua provenienza su quali motivazioni si è basata la scelta del luogo?
«Ci sono varie ragioni oltre al mio grande desiderio di fare un progetto in Puglia. Il presupposto di Italics è unire l’arte ai territori. C’erano altre candidature plausibili anche al Sud, ma abbiamo individuato Monopoli come snodo centrale tra la Murgia e il Salento. Monopoli è la sintesi di bellezza del luogo, capacità di sviluppo del centro storico attraverso attività culturali fatte dall’amministrazione pubblica che in questo momento la rendono particolarmente attraente. Un misto di bellezza, tessuto fortemente connotato a livello culturale, storico e ricettivo».
Come è articolata la mostra?
«Tutto si svolgerà nel centro storico attraverso circa venti sedi. Vogliamo che la gente sia concentrata e possa circolare a piedi. Faremo anche una lista di luoghi da visitare oltre gli eventi espositivi, anche con degli assoluti inediti. Abbiamo individuato con il Comune e la Soprintendenza tre spazi usualmente chiusi, luoghi straordinari come una cripta che non viene aperta al pubblico dagli anni Venti. Vogliamo così accendere i riflettori su spazi ancora da recuperare per una presa di coscienza sullo stato di alcuni beni pubblici che hanno ancora complesse necessità conservative».
Sono previste azioni in esterno e produzioni di nuove opere?
«Questo per me curatorialmente è molto importante. La possibilità di fare performance serve a coinvolgere il territorio. Abbiamo già avviato contatti con le scuole d’arte e il Conservatorio. Le performance permettono di movimentare il progetto e di convogliare il pubblico in aree che altrimenti non si vedrebbero. Abbiamo stimolato artisti emergenti a produrre nuovi lavori site specific, oltre alle opere provenienti dal consorzio di gallerie. Ad oggi ne sono previste più di 50».
Lei dirige uno dei musei più importanti d’America, entità complessa sostenuta da grandi capitali. Per la Puglia, quale modello di eventuale struttura per l’arte contemporanea ritiene più valido? La dimensione museale, la kunstahalle, o servono altre soluzioni?
«Credo fortemente nel valore dei musei e credo che la continuità che dà un museo nella programmazione a lunga scadenza sia l’unico modo in cui avere un reale coinvolgimento della comunità locale. I musei, pubblici o privati, vivono e resistono nella relazione a lungo termine dove svolge un ruolo educativo. Luoghi espositivi programmati e continuativi. Che poi in una regione vivace come questa si possano accendere e spegnere diversi eventi spot è naturale, ma serve un programma coordinato. È un tema qui molto sentito ed è importante che si riuniscano le competenze di persone pugliesi attive nel sistema dell’arte anche fuori regione».
A proposito, lei sarebbe pronto a tornare?
«Sembrerà una risposta romantica, ma io devo dire sono figlio di questa terra e qui sicuramente tornerò anche se non lavorativamente. Questa è casa mia e qui sono sempre disponibile».

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