Sacrilegio

Bari, furto San Nicola, Mons. Satriano: «Ladro si ravveda. Beni catalogati, sarà difficile venderli»

Redazione online

«Ciò che lascia perplessi e amareggiati – ha aggiunto mons. Satriano – è l’incapacità di fermarsi e avere il senso del limite»

BARI - Un furto dal modesto valore economico ma dall’inestimabile valore simbolico, un «sacrilegio», è quello che ha svegliato Bari all’alba, con la teca che custodisce la statua di San Nicola, nella Basilica nel cuore della città vecchia, violata e derubata.

LE PAROLE DELL'ARCIVESCOVO SATRIANO - «Dico al ladro di ravvedersi. Mancano percorsi educativi, oggi i confini non sono più dentro percorsi valoriali. Dobbiamo recuperare i valori civili, sociali e religiosi che rappresentano lo spessore di una società». Lo ha detto l’Arcivescovo di Bari-Bitonto, mons. Giuseppe Satriano, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, commentando il furto di alcuni oggetti nella Basilica di San Nicola a Bari.
«Ciò che lascia perplessi e amareggiati – ha aggiunto mons. Satriano – è l’incapacità di fermarsi e avere il senso del limite. Con questo gesto sono stati toccati i nervi scoperti della fede e della cultura di Bari. La città ha visto in San Nicola sempre un punto di riferimento. La speranza di ritrovare gli oggetti rubati – ha rivelato mons. Satriano a Tv2000 – non è persa. Chi ha rubato si renderà conto che alla fine non è un valore facilmente commutabile in denaro perché sono dei beni catalogati e classificati. Speriamo veramente che questi oggetti possano tornare a casa».

IL FATTO - Il ladro immortalato dalle telecamere, forse con un complice all’esterno, dopo aver divelto un inferriata della torre campanaria e aver sfondato un portone in legno, ha svuotato le cassette delle offerte, nella navata della Basilica e nella cripta, poi ha strappato dalle mani del santo di Myra un anello in oro, l’evangeliario con le tre sfere d’argento e un medaglione contenente una fiala della sacra manna. Ha agito nella notte, tra le 3 e le 5.30, e dall’alba i poliziotti sono sulle sue tracce. Il furto ha scosso profondamente la città per quello che San Nicola rappresenta per i baresi. Simbolo di unione tra i popoli, venerato anche dagli ortodossi e nelle ultime settimane più volte invocato per la pace in Ucraina. «E' come se fossero venuti a rubare nelle nostre case» dice una donna che abita non lontano dalla piazza della Basilica. «Le mani del santo saranno subito restaurate», assicurano i padri domenicani. A dare la notizia alla città è stato il sindaco Antonio Decaro con un post su facebook. «Un atto non solo sacrilego ma fortemente offensivo per la comunità di fedeli e devoti nicolaiani e per la città di Bari, che intorno al messaggio del suo Santo patrono ha costruito gran parte della sua identità», ha scritto Decaro. Per l’arcivescovo Giuseppe Satriano, raggiunto dalla notizia a Roma dove partecipa ad un incontro della Cei sull'emergenza Ucraina, «è triste e doloroso prendere atto che non c'è alcun limite all’oltraggio del sacro. In un contesto già faticoso, in cui la sacralità della vita viene abusata dalla guerra, anche un’immagine simbolica, quale la Basilica del Santo di Myra e la sua Icona più rappresentativa, realtà fortemente identitaria per la comunità barese, viene ferita dalla violenza di alcuni che sembrano aver smarrito qualunque senso del pudore verso l’uomo e del timore verso Dio». In poche ore davanti alla Basilica si sono radunati fedeli e curiosi, tra chi ha invocato più forze dell’ordine, chi ha condannato il «gesto orribile che offende tutti i baresi» e chi ritiene «la guerra causa di tanti mali». Non è mancata l’ironia social attorno al noto detto barese «vai a rubare a San Nicola» che riecheggia una vecchia leggenda popolare e che «oggi qualche pazzo ha fatto davvero. Ma se è barese - dice un uomo - non potrà più camminare in città, la gente non gliela farà passare liscia». Sulle scale della Basilica, davanti ai portoni chiusi mentre all’interno i poliziotti della scientifica completavano i rilievi, qualcuno si è anche inginocchiato in lacrime a pregare. Come due donne ucraine, una arrivata in Italia alcuni giorni fa in fuga dalla guerra, venute a Bari per chiedere al santo di Myra di proteggere i loro cari dalle bombe russe. 

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