BARI - Scossone al Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Bari. Il Consiglio nazionale forense ha dichiarato l'ineleggibilità del presidente dell'Ordine Giovanni Stefanì alla carica di consigliere. Annullata di conseguenza la sua proclamazione degli eletti del 25 gennaio 2019. Accolto il ricorso del Sindacato Avvocati che contestava a Stefanì di aver svolto più di due mandati consecutivi e di non aver osservato la «pausa mandato», così come invece previsto dalla legge sull'elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi. Sempre presente alle ultime elezioni, dunque non candidabile e non eleggibile. Questa in sintesi la tesi sostenuta, tra gli altri dall’avvocato Luigi Pansini (Sindacato Avvocati Anf Bari) e condivisa dal Cnf che, in una precedente decisione, aveva invece dichiarato inammissibile il reclamo.
Contro questo provvedimento era stato presentato ricorso per cassazione e il Supremo collegio aveva annullato la decisione del Cnf. Una vicenda tormentata, che non riguarda solo l’ordine barese e che in passato ha portato anche al commissariamento.
Tutto ruota intorno alle diverse interpretazione della norma, la legge 113 del 2017. Secondo la nuova lettura del Cnf, rivista alla luce di ciò che aveva indicato la Cassazione, prevale la «concezione “in senso oggettivo” del termine “mandato”». Insomma, «l'Avv. Giovanni Stefanì risulta essere incorso nel divieto di terzo mandato consecutivo (...), avendo ricoperto la carica di Consigliere del Coa di Bari nelle Consiliature 2012/2014 e 2015/2018», si legge nel provvedimento. E il periodo di commissariamento non interrompe il lasso temporale. Non avendo neppure osservato la pausa di mandato la «naturale conseguenza» è «essere divenuto incandidabile/ineleggibile per la successiva Consiliatura 2019/2022», quella in corso.
Quali le conseguenze di tutto questo in concreto? Nell'immediato nulla, non trattandosi di un provvedimento definitivo. «La decisione non è immediatamente esecutiva, per esserlo deve passare in giudicato - commenta il presidente Stefanì -. Con gli altri consiglieri stiamo valutando il da farsi, ovvero se impugnarla in Cassazione. La motivazione non ci appare convincente e, a una prima lettura, non è condivisibile. Valuteremo. Certo, spiace che a fronte di una larga fiducia dei colleghi baresi nei miei confronti ci sia chi veda in me qualcuno da abbattere. Sono un avvocato ed è legittimo intraprendere tutte le azioni che si ritengono opportune, sia chiaro, ma resta l’amarezza quando penso che tutto questo avviene a fronte al grande consenso del Foro nei mie confronti e nella mia squadra».
«Come Sindacato Avvocati Anf Bari abbiamo sempre sostenuto che chi siede nelle istituzioni deve dare innanzitutto l'esempio e questo non è avvenuto - si legge in una nota del Sindacato avvocati Anf - . L'invito alle dimissioni per responsabilità e senso delle istituzioni è rimasto sempre inascoltato. La pronuncia è severa e giusta. Ed è successiva a quella di annullamento dell’intera tornata elettorale del 2015 che il Sindacato ottenne nel 2017 e che portò alla nomina del Commissario Avv. Ninuccio Giorgino. A Bari, insomma, un triste record delle istituzioni forensi. Un aspetto che nessuno ancora coglie è che 8/9 consiglieri del “gruppo Stefanì” non potranno candidarsi alla prossima tornata elettorale del prossimo anno versando nella sua medesima condizione di ineleggibilità. L’auspicio è che, come in casi analoghi in Italia, Giovanni Stefanì non ricorra strumentalmente in Cassazione per concludere il mandato, faccia un passo indietro e lasci il COA di Bari». A redigere il reclamo, l'avvocato Alessandro Barbieri del foro di Napoli che ha assistito il Sindacato.