Sulle rive del Tamigi la chiamano «Londongrad». È il gruppo di oligarchi russi, fra i quali il più noto è Roman Abramovich, il plurimiliardario proprietario della squadra di calcio inglese «Chelsea». Illustri cittadini di «Londongrad», sulla quale ora per effetto della guerra in Ucraina pende la minaccia di pesanti sanzioni economiche dal governo di Boris Johnson, sono i mecenati della Basilica di San Nicola di Bari, i miliardari Andrey Guryev padre e figlio, omonimi. Se il governo di Sua Maestà britannica ha caricato il fucile delle «multe», i Guryev potrebbero già farla franca, tenendo comunque conto che al momento Londra sembra avere nel mirino «solo» i conti correnti di questi «vip».
CHI SONO. Proprietari del colosso industriale Phosagro, produttore di fertilizzanti, i Guryev a Londra risultavano fino a poco tempo fa proprietari della residenza più lussuosa di Londra, Witanhurst, valutata 300 milioni di sterline, seconda solo a Buckingham Palace, la «casa» di Elisabetta II e della famiglia reale. Legati sia al presidente Putin sia al Patriarca di Mosca, Kirill, i Guryev sono i più attivi finanziatori del culto per San Nicola a Bari. Prima del Covid, hanno finanziato i pellegrinaggi in aereo da Mosca al capoluogo pugliese del clero ortodosso russo e dei pellegrini dell'Est in coincidenza con le due feste-chiave del culto Nicolaiano, a dicembre, ricorrenza del Santo nel calendario, e a maggio, quando ricorre l'anniversario della Traslazione delle ossa del Santo dall'Asia Minore a Bari. Attingendo da un patrimonio valutato in 7,3 miliardi di dollari dalla rivista economica «Forbes», i Guryev hanno altresì pagato i voli fra la capitale russa e la Puglia in occasione della cessione temporanea della reliquia di San Nicola nel 2017, affidata alla venerazione di oltre due milioni di fedeli ortodossi nelle cattedrali di Mosca e San Pietroburgo. Alla testa dei pellegrini, Vladimir Putin, che oggi fa sterminio anche di civili, anziani e bambini.
I Guryev hanno anche «regalato» ai Padri Domenicani, che governano la Basilica barese, il restauro del grande altare d'argento che campeggia nel transetto di destra, a lato dell'ingresso alla Sacrestia. Risalente risalente al 1684, l'altare è stato trasferito a Roma, rimesso a nuovo e ricollocato in Basilica (anche se lo si voleva nel Museo Nicolaiano) dopo che i Guryev hanno staccato un assegno da 200mila dollari.
SANZIONI? Torniamo a «Londongrad». Il «Times» ha scoperto che in realtà i Guryev, il cui yacht «Alfa Nero» in questi giorni è ormeggiato nelle più tranquille acque di Nassau (Bahamas), avrebbero ceduto la magione ad una Società segreta con sede nelle Isole Vergini Britanniche. Secondo l'atto di trasferimento, che registra il passaggio di proprietà – scrive il quotidiano britannico - il trasferimento «non è stato per denaro o altro valore monetario». Quindi, una proprietà da 300 milioni di sterline ceduta gratis?
I Guryev giovedì scorso hanno partecipato alla grande riunione fra lo «zar» Putin e un gruppo ristretto di multimiliardari legati al Cremlino. Nell'arco delle 24 ore seguenti l'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte delle forze armate russe, secondo l'agenzia di stampa Bloomberg i 22 magnati più ricchi della Russia hanno perso un totale di 39 miliardi di dollari a causa del crollo del mercato azionario. Secondo quanto riportato dalla Tass, l'agenzia di stampa ufficiale della Federazione russa, Putin ha detto ai suoi oligarchi «Quello che sta accadendo è una misura necessaria. Semplicemente non ci restava alcuna possibilità di fare diversamente», e apparentemente nessuno dei miliardari ha commentato, forse anche per paura di ritorsioni politiche.