Viaggio nei quartieri

Bari: passeggiata in via Manzoni fra tristezza, degrado e voglia di riscatto

Antonella Rondinone

Era «la via Sparano delle famiglie con un solo stipendio». L'appello dell'Associazione commercianti e dei residenti

BARI - La crisi di via Manzoni non è la crisi di via Manzoni. È l’asfissia del sentimento popolare che al quartiere Libertà fino a trent’anni fa ancora si respirava. E manco a dirlo non sono solo i residenti a provare questa fame d’aria, ma proprio i commercianti che sono più degli altri i testimoni del cambiamento.

Suggestioni. Il giro di un sabato pomeriggio di quasi primavera fra gli isolati di quella che era la «via Sparano delle famiglie con un solo stipendio» mette tristezza. Anche perché a guardarsi intorno si è davvero in pochi a fermarsi davanti alle vetrine. Ci sono intere giornate in cui nei negozi non entra nessuno – confermano i commercianti. Nelle aperture domenicali prenatalizie ci siamo tenuti compagnia a vicenda pur di esserci.

La passeggiata. Si continua tra ampi spazi senza luci, in preda al degrado e alla sporcizia che inevitabilmente si accumula davanti a saracinesche abbassate ormai da anni e che solo in qualche caso hanno i colori accesi del passaggio di qualche graffitaro. Ma ci sono anche angoli con palazzi di pregio che costituiscono un pericolo pubblico per la caduta di calcinacci.

Comitato. Il modo di fare acquisti nel corso degli ultimi decenni è cambiato radicalmente per cui non è la semplice riapertura che può riportare ai fasti di un tempo. Si vive il centro cittadino in maniera diversa ma non ci si può fermare ai confini del murattiano. Ne è convinta Patrizia Lucamante, da otto anni presidentessa dell’Associazione commercianti di via Manzoni e dintorni. Via Principe Amedeo, via Dante, via Putignani. Cinquanta gli associati impegnati in diverse categorie merceologiche: dai mobili ai gioielli e poi abbigliamento lingerie, accessori. «Noi - dice Lucamante – abbiamo le idee chiare sulle proposte da discutere con l’amministrazione comunale. Senza andare troppo indietro c’è stata la chiusura per il Covid, adesso l’aumento delle bollette. Ci si pensa due volte prima di accendere una luce in più. Ma non molliamo perché i negozi che sono rimasti sono a conduzione familiare, ciascuno ha la sua storia che è patrimonio della memoria storica della città».

Pedonalizzazione? Il negozietto «apro, vendo e scappo» nasce già senza futuro. Devi avere spalle solide. «Gli associati - continua Lucamante - sono in maggioranza favorevoli alla tanto discussa pedonalizzazione. Ma si fa presto a dire chiudiamo la strada al traffico. Non se ne fa nulla se prima non si pianifica una seria riqualificazione». «I "rendering" (la grafica computerizzata del progetto) sono bellissimi da vedere – dice con ironia la signora Patrizia - ma il rifacimento della pavimentazione, con piante, panchine e soprattutto parcheggi è più di un’operazione di abbellimento, serve anche il ripristino di fermate di mezzi pubblici che arrivino dai paesi della cinta metropolitana, delle navette dei park and ride. Qui i clienti devono essere “accompagnati” e invogliati al piacere di una passeggiata lungo una via bella da godere in tutta sicurezza. Dica pure che noi commercianti - siamo in attesa di segnali da Palazzo di Città, anche in favore dell’imprenditorialità femminile e giovanile. Le nostre proposte le abbiamo avanzate. Aspettiamo che qualcosa accada».

Proposte. Insomma siamo ben lontani da quanto vorrebbero l’associazione dei commercianti e i residenti. Da quell’urbanistica «tattica» di cui si parla. Già la definizione mette sull’avviso. Per Carlo Paolini, presidente di Arca e coordinatore dei residenti di via Manzoni e dintorni, si tratta di «operazioni che potremmo definire light, a voler essere più terra terra “di facciata” che hanno un senso se inserite in una visione più organica della città che preveda anche il recupero della memoria architettonica di un quartiere. Se tra scansare un mattone sconnesso per non inciampare, lo sguardo salisse verso l’alto, ci si accorgerebbe che molti balconi in ferro battuto di pregio storico, che ci sono manufatti di grande artigianato come i portoni dei palazzi del ‘900».
«In altre città sarebbero valorizzati. La zona in cui è concentrata la maggior parte degli stranieri e che ha trovato tetto nei locali alla strada dovrebbe essere più sicura per tutti. Ma ho il forte dubbio – continua Paolini - che lì le telecamere di sorveglianza non funzionino. Come sono importanti i luoghi dove hanno sede le istituzioni in un centro urbano – conclude Paolini - uno fra tutti il tribunale di piazza De Nicola». Il problema di via Manzoni non è il problema di via Manzoni.

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