BARI - Hanno ragione al 100% studentesse e studenti. Anzi ha ragione, ad oggi, il 58.08% di loro, perché il 41,92% non paga le tasse all’Università di Bari. Per essere più precisi, hanno ragione le studentesse e gli studenti che dovranno pagare l’aggiornamento ISTAT, corrispondente per coloro con un reddito ISEE superiore a 100.000 euro, a 10 euro in più nell’anno accademico 2021/22.
Che oggi si debba essere accorti parlando di tasse, lo sanno bene gli studenti componenti della Commissione Tasse: con grande responsabilità hanno sostenuto la scelta dell’Università nell’estendere anche per l’anno accademico 2021/22 l’esenzione totale dal pagamento per studentesse e studenti con un ISEE sotto 25mila euro.
Qualche cifra: nonostante il Ministero avesse fissato a 20mila euro la soglia di esenzione per la no-tax area, con propria scelta l’Università di Bari per l’anno accademico 2020/21 l’aveva fissata a 25mila euro: il 59,51% degli immatricolati è esente da pagamento, per un totale del 41,92% degli iscritti che possono studiare a carico del bilancio della nostra Università. Ad essi si aggiungono anche i portatori di disabilità e di disturbi specifici dell’apprendimento.
Interpretando la difficoltà delle famiglie, l’Università di Bari ha esteso le facilitazioni fiscali anche per l’anno accademico 2021/22 e, prima in Italia, adottando le linee europee, ha voluto favorire l’iscrizione delle studentesse nelle lauree STEM con una aggiuntiva diminuzione del 30%, e confermando, ad esempio, l’esonero totale per le studentesse in maternità o l’esonero parziale per gli studenti lavoratori.
La sfida alle disuguaglianze si misura con azioni concrete e sarebbe bastato almeno leggere, il Regolamento Tasse, pubblicato sul portale Uniba, per comprendere l’impegno della nostra Università nel voler garantire ad un numero sempre più ampio l’accesso alla formazione universitaria.
Sono stati attivati altri servizi, ad esempio l’apertura delle aule studio anche nei giorni festivi dalle 9.00 alle 21.00 e anche allestite nuove postazioni telematiche, oltre ad aver garantito l’erogazione della offerta formativa attrezzando le aule. L’Università ha anche incrementato l’intervento per l’accompagnamento psicologico e le attività di tutorato, oltre ad aver aumentato in modo significativo le borse di studio per i dottorati di ricerca e aver ulteriormente potenziato i laboratori didattici. Si tratta di azioni adottate contro le diseguaglianze in un periodo in cui queste sono cresciute e minacciano la crescita e lo sviluppo del Paese. Per una informazione corretta e completa sarebbe bastato anche ricordare che negli anni passati, il numero degli immatricolati e degli iscritti esenti dal pagamento delle tasse era molto inferiore (27,33% degli iscritti) e gli aggiornamenti ISTAT erano anche più onerosi per le famiglie.
A volte diffondere una parziale verità può essere dannoso quanto dire una falsità: l’aggiornamento ISTAT di 10 euro nell’anno accademico 2021/22, lo dovranno versare coloro che hanno un reddito ISEE superiore a 100.000 euro, non certo quelli con redditi meno dorati. Peccato che questo maldestro tentativo di ‘far di conto’, presentato e diffuso come sentenza di cassazione, abbia il profumo di propaganda elettorale. Attenzione perché a breve saranno elette le nuove rappresentanze studentesche negli organi dell’Università di Bari e qualche polemica ci sta! Se il ‘nuovo’, però, ha lo stesso odore del ‘vecchio’, è bene che il 100% delle cittadine e dei cittadini siano molto preoccupati per il futuro!
*Rettore dell'Università di Bari Aldo Moro