Bari, due tamponamenti sulla «100» e sulla «16»
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Flavio Campanella
02 Marzo 2021
BARI - lLe ultime tracce della pantera che da un paio di mesi si aggira in Terra di Bari sono state rilevate la scorsa settimana da agricoltori e allevatori nella campagna di Sammichele. Ma l’unico componente di pubblica sicurezza a vederla finora a distanza molto ravvicinata è stato un carabiniere: il 18 febbraio, accorso insieme con altri colleghi delle forze dell’or - dine all’ospedale Di Venere, ne ha notato il passo felpato all’incrocio tra via Trisorio Liuzzi e via Marchitelli, mentre l’esemplare si spostava dalla zona del mercato di Carbonara verso Santa Rita con destinazione Lama Picone. Sono proprio i solchi tipici del nostro paesaggio, dove convogliano le acque provenienti dall'altopiano della Murgia (e dove si trovano anche cibo e nascondigli), l’habitat preferito da questo leopardo, abituato a spostarsi prevalentemente nelle tenebre squarciate dalla luce riflessa della luna. Il secondo plenilunio della stagione invernale in molte culture è conosciuto come la Luna del lupo (così, secondo la tradizione, viene denominata la luna piena che appariva quando i lupi, affamati, ululavano intorno ai villaggi). Il terzo (sabato scorso) potremmo chiamarlo la Luna della pantera, visto che in queste notti, a cavallo fra febbraio e marzo, il felino si è aggirato e si aggira prevalentemente nel silenzio della penombra, condizione ideale per cacciare.
CONTROVENTO - Per quanto cresciuta in cattività e al di fuori dell’ambiente naturale, una pantera è pur sempre un animale feroce. Sebbene la testimonianza del militare induca a ritenere che la convivenza con l’uomo ne abbia influenzato i comportamenti («non sembrava spaventata e nemmeno aggressiva, semplicemente si è allontanata ed è sparita »), l’istinto di sopravvivenza ha determinato un adattamento molto repentino, col ricorso alle peculiarità specifiche della specie. L’olfatto è uno dei sensi felini più sviluppati. Pertanto gli specialisti chiamati a delineare il campo delle ricerche sanno di dover considerare i venti dominanti. La pantera procede controvento, per avvertire gli odori e orientarsi. Per questo si ipotizza che da Sammichele in queste ore possa andare incontro al maestrale e alla tramontana ripercorrendo nuovamente l'itinerario a ritroso e riavvicinandosi al mare. «Conta anche la temperatura – afferma il dottor Vincenzo Montanaro, il medico veterinario dirigente della Asl che fa parte della squadra di esperti che cercano catturarla -. Con il caldo la pantera, che può anche coprire diversi chilometri al giorno, tende a muoversi meno. Così come è più difficile che si sposti di giorno, quando di solito si rintana nei nascondigli di lame e gravine oppure sugli alberi».
RISCONTRI - La task force organizzata in Prefettura ha previsto l’utilizzo anche di droni e di elicotteri, ma è come cercare un ago in un pagliaio. Non a caso, per tracciare il percorso ci si affida alla segnalazioni (non sempre attendibili), cui seguono le verifiche sia col riscontro delle impronte sia con l’utilizzo di cani molecolari (gli stessi che di solito vanno alla ricerca degli scomparsi). «Tutto è cominciato il 30 dicembre - racconta Montanaro - quando abbiamo ricevuto una mail dai colleghi della Asl di Taranto a cui era allegato un verbale dei Carabinieri forestali di Martina dopo la denuncia di cittadini che avevano visto un grosso felino. Poi, il 5 gennaio, i Carabinieri forestali di Alberobello hanno segnalato analoghi avvistamenti in agro di Locorotondo, dove siamo intervenuti e abbiamo potuto appurare, grazie a un'impronta ben definita e profonda perché lasciata in un terreno fresato, reso particolarmente idoneo dalla pioggia caduta da poco, che l’esemplare ha un peso di circa 60 chili. Solitamente la conferma arriva con l’ausilio di un cane molecolare in uso a guardie ecozoofile, affiliate alla sezione dell’Enalcaccia di Bari, che agiscono per decreto prefettizio».
AVVISTAMENTI - Questa è stata la procedura anche a Castellana, nell’area tra Adelfia e Acquaviva, tra Valenzano e Loseto e a Carbonara. «Confermo - dichiara Montanaro - la presenza a Valenzano, al quartiere San Lorenzo (ex Lamie - n.d.r.), così come vicino al Di Venere: dopo l’avvistamento del carabiniere che faceva la ronda, abbiamo rilevato che l’impronta lasciata sul terreno era compatibile con quella di un grosso felino. Poi la mattina dopo con l’aiuto del cane, dopo avergli fatto odorare il terriccio calpestato da un leopardo dello zoo Safari, abbiamo avuto la certezza. Non paiono al momento suffragate le segnalazioni intorno allo stadio San Nicola, mentre da più parti sono arrivate notizie della presenza in zona Bosco Gonnella sulla Sammichele-Turi dopo la segnalazione a Gioia da parte del Centro Veterinario degli Ulivi. La nostra attività prosegue, anche con l’ausilio dei Carabinieri Forestali, dei Vigili del fuoco e della Protezione Civile. Insieme col collega Daniele Laguardia, medico veterinario esperto in animali pericolosi, abbiamo stilato un protocollo per la cattura, tenendo conto che l’obiettivo è cercare di prenderla viva senza nuocere agli altri animali».
CATTURA- L'ideale sarebbe immobilizzare la pantera chiudendo gli spazi di fuga e costringendola a entrare in una gabbia. Altrimenti la si potrebbe addormentare raggiungendola con un dardo lanciato da una cerbottana (il dottor Laguardia ha esperienza con queste armi ad aria), al momento la soluzione forse più praticabile. Oppure si potrebbero piazzare esche con narcotico, ma il rischio, visto l’alto dosaggio necessario, è di uccidere altri animali. La premessa, in ogni caso, è (questo è il problema) riuscire a circoscrivere il raggio d’azione, necessario anche nell’ulteriore ipotesi di utilizzare video trappole con controllo da remoto che consentirebbero un intervento pressoché immediato. Si sta cercando di abituarla a tornare nei luoghi dei delitti (ad Adelfia ha mangiato una gallina piazzata ad arte su un albero per poi dileguarsi), un modo appunto per circoscrivere l’area di intervento. Ma stanarla è molto più complicato di quanto si pensi. Anche organizzare una battuta, per convogliare l’animale in una determinata zona ed essere pronti con cerbottane e fucili per teleanestesia, è più facile a dirsi che a farsi per il rilevante dispiego di forze esperte richiesto. Cosicché per ora la pantera circola liberamente, lasciando all’uomo la luce del giorno e riservandosi, dopo il coprifuoco, di perlustrare nottetempo luoghi che in fondo non le sono nemmeno congeniali.
L'esperto: Un attacco all’uomo è difficile «Potrebbe anche morire di fame» - «L’animale non sembra particolarmente aggressivo, ma si tratta pur sempre di una pantera». Giovanni Scillitani è docente di Zoologia dei vertebrati al Dipartimento di Biologia dell'Università di Bari. Ha contribuito a stilare l’elenco di indicazioni da seguire diffuso una decina di giorni fa dopo un tavolo tecnico in Prefettura: prestare la massima attenzione agli spostamenti in aree periferiche, poco frequentate e scarsamente illuminate, soprattutto nelle ore notturne, evitando passeggiate e sport all'aperto, stare attenti quando si è in case di campagna isolate, mantenersi a distanza da ruderi, cataste in legno e materiali edili abbandonati, avvicinarsi con cautela e attenzione ad alberi di grandi dimensioni, perché il felino può nascondersi tra i rami, tenere sotto controllo gli animali domestici e da compagnia e, in caso di investimento di grandi animali, evitare di scendere dall’auto se non si è assolutamente certi del tipo di esemplare investito. «Sono precauzioni da tenere sempre in considerazione - spiega Scillitani - anche se è chiaro si tratti di un animale cresciuto in cattività, altrimenti non lo si vedrebbe di giorno. La cautela è d’obbligo, ma riesce difficile pensare che possa attaccare l’uomo. Nella storia degli avvistamenti non c’è mai stata una aggressione agli esseri umani né in questo caso risultano particolari attacchi in fattorie e ovili. Quindi non sarebbe la prima volta se a un certo punto non la vedessimo più, come presumibilmente accaduto con la pantera di San Severo segnalata lo scorso anno. Tendo a escludere che si tratti dello stesso esemplare, anche perché altrimenti in questi mesi avremmo avuto altre segnalazioni, soprattutto di predazioni. In definitiva, non essendo abituati a vivere in natura, a meno che imparino le astuzie per catturare ad esempio i cinghiali, propendo più per una morte naturale. Peraltro è difficile anche trovarne il cadavere perché negli ultimi giorni di vita questi animali si nascondono».
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