La decisione
Parà barese morì dopo lancio, gip rigetta l'archiviazione del caso
Disposti altri sei mesi di indagini per accertare le responsabilità
BARI - Il gip del Tribunale di Potenza, Antonello Amodeo, ha accolto l’opposizione alla richiesta di archiviazione sulla morte di Francesco Carone, il parà barese 45enne deceduto il 4 agosto 2019 per la mancata apertura del paracadute durante un lancio nell’avio-superficie 'Falconè di Gaudiano di Lavello. Il giudice ha disposto un supplemento d’indagine dando alla Procura altri sei mesi per ulteriori accertamenti.
Per l’incidente il pm della Procura potentina Maria Cristina Gargiulo aveva iscritto nel registro degli indagati tre persone per omicidio colposo in concorso: il fondatore e direttore della scuola di paracadutismo dell’associazione 'Fly Zonè, frequentata dalla vittima, e che aveva organizzato l’attività a Lavello; il direttore di lancio e l’istruttore del corso tenutosi nella stessa avio-superficie dal 13 al 16 giugno 2019, che aveva rilasciato il brevetto a Carone. Al termine delle indagini ha chiesto l’archiviazione ritenendo, sulla base di una consulenza tecnica, che l’incidente fosse stato causato da una concatenazione di errori umani di Carone. Il gip ha condiviso la diversa ricostruzione fatta dai consulenti della difesa, rappresentata dall’avvocato Aldo Fornari dello Studio3A-Valore Spa, ritenendo necessario «per il rilievo che assume sugli elementi della causalità e della colpa, accertare se risultano effettuate le prove pratiche sulle modalità di lancio», e quelle "di simulazione di sgancio del paracadute principale e di apertura di quello di emergenza"; «se siano state regolarmente documentate e da chi, chi sono le figure destinatarie di tali prescrizioni».