BARI - Il 41enne Antonio Colamonico avrebbe confidato in carcere ad un detenuto di aver ucciso l’ex amante Bruna Bovino, la 29enne italo-brasiliana morta il 12 dicembre 2013 nel suo centro estetico a Mola di Bari.
Il verbale con le dichiarazioni del detenuto, il pregiudicato Domenico Rana che riferisce la confessione di Colamonico, è stato depositato dalla Procura generale di Bari nel processo di Appello bis a carico del 41enne, dopo la sentenza della Cassazione che un anno fa aveva annullato con rinvio l’assoluzione dell’imputato.
Colamonico era stato arrestato nell’aprile 2014 con l’accusa di omicidio volontario e incendio doloso, appiccato secondo l'accusa per cancellare le prove del delitto appena compiuto. Il corpo della 29enne, infatti, fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico dopo essere stata uccisa con 20 colpi di forbici e strangolata.
Nel processo, che è stato rinviato al 4 marzo, sono costitute come parti civili la madre della vittima, l’ex marito con la figlia minorenne, il padre e le associazioni antiviolenza Safiya Onlus e Giraffa.
n primo grado, nel luglio 2015, Colamonico era stato condannato alla pena di 25 anni di reclusione. In appello poi, nel novembre 2018, era stato assolto e ora un nuovo collegio della Corte di Assise di Appello è chiamato a rivalutare la sua presunta responsabilità. Il sostituto pg Carmelo Rizzo ha chiesto per Colamonico la condanna a 28 anni di reclusione. Oggi era attesa la sentenza ma l’accusa ha depositato un nuova prova.
Le dichiarazioni di Rana, aspirante collaboratore di giustizia non ammesso al programma di protezione, risalgono al 3 dicembre 2020. Il pregiudicato ha raccontato di aver raccolto le confidenze di Colamonico nel periodo di detenzione nel carcere di Lucera.
LA DIFESA: «DEMOLIREMO L'ACCUSA» - «Salutiamo come difesa favorevolmente questo dato: è la prova che la Procura non ha in mano una prova certa e convincente della responsabilità di Colamonico e tenta in tutti i modi di trovare un elemento di forte suggestione che possa indurre i giudici ad emettere una sentenza di condanna».
Lo ha dichiarato l’avvocato Massimo Roberto Chiusolo, co-difensore con Nicola Quaranta del 41enne Antonio Colamonico, imputato per l’omicidio dell’ex amante Bruna Bovino. Il difensore commenta così le dichiarazioni di un detenuto che avrebbe raccolto in carcere la confessione di Colamonico come autore del delitto.
«Se il processo fosse stato granitico e convincente in tutte le sue parti, in tutti i suoi passaggi, ciò non sarebbe stato necessario - continua Chiusolo - Spunta questo pentito, neanche ammesso al programma di protezione, il che la dice lunga sulla qualità del soggetto. Provvederemo a demolirlo nella prossima udienza così come abbiamo smontato punto per punto tutte le prove che a noi paiono insufficienti a determinare un giudizio di colpevolezza di Colamonico».
RIVELAZIONI IN CARCERE - «Fu Colamonico, detenuto nel carcere di Lucera nella mia stessa sezione, a confidarmi di esserne stato l’autore». E’ uno stralcio delle dichiarazioni fatte agli inquirenti baresi dal pregiudicato di Molfetta Domenico Rana, il quale ha riferito di aver ricevuto da Antonio Colamonico la confessione sull'omicidio della ex amante Bruna Bovino, l'estetista 29enne italo-brasiliana uccisa a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. «Tale circostanza - ha messo a verbale Rana - mi è stata riferita direttamente da Colamonico nel carcere di Lucera, durante una codetenzione nel novembre 2018. Motivo dell’omicidio scaturisce per motivi di gelosia».
Nel verbale il pregiudicato spiega che i due non erano nella stessa cella «ma nella stessa sezione. Io al primo piano - racconta Rana - e Colamonico al secondo», e che si erano incontrati due o tre volte, «in chiesa e giù al passeggio. Colamonico si fidava di me e mi ha spiegato». Stando a quanto riferito da Rana, i due si conoscevano da tempo, da quando - anni prima del delitto - Rana andava al porto di Mola a caricare il pesce. «Gli ho detto: 'Hai visto a Bruna cosa le hanno fatto?' e lui ha detto: 'sono stato io condannato, ma ho un avvocato buono e la Corte di Appello sta con me, mi aiuterà». Colamonico nel novembre 2018 fu poi effettivamente assolto e scarcerato.
Secondo la Dda di Bari che ha raccolto le dichiarazioni di Rana, ex rapinatore di piccoli negozi nel Nord Barese, non ammesso al programma di protezione come collaboratore di giustizia perché le sue rivelazioni sono state ritenute «non efficaci», sono «di non agevole riscontro anche le asserite propalazioni autoaccusatorie che avrebbe rilasciato Colamonico in forma confidenziale a Rana durante il periodo di detenzione nel carcere di Lucera». Il verbale è stato comunque trasmesso alla Procura generale che ha ritenuto di depositarlo nel processo di Appello bis attualmente in corso sull'omicidio Bovino, nel quale Colamonico è imputato dopo l’annullamento della sua assoluzione da parte della Corte di Cassazione.