BARI - La pista dei social perde quota. Non sarebbe stata colpa di Tik Tok e dintorni, anche se dalle indagini è emerso che il piccolo, a nove anni, realizzava alcuni video che finivano su Youtube. Sul telefono della mamma che lui utilizzava, ritrovato nella cameretta accanto al corpo ormai quasi senza vita, non c’era neanche l’app della piattaforma cinese, tra le più note tra i giovanissimi e al centro di numerose polemiche. Ma al momento non c’è alcuna traccia di un possibile collegamento tra la morte del bambino e giochi on line. Bari, dunque, non sarebbe come Palermo. Ma è una magra consolazione. Perché ciò che non cambia è il dramma di una famiglia barese devastata dalla scomparsa di un bambino di 9 anni, morto impiccato lunedì pomeriggio.
Un cordoncino rosso rigido, di quelli utilizzati per le tessere identificative, legato al collo, e un appendiabiti fissato al muro: l’altezza dal pavimento tale da non potere toccare terra; una pressione sul collo per gioco che potrebbe aver causato l’asfissia fatale. Eccoli i possibili elementi della tragedia. La Procura di Bari formalmente indaga per istigazione al suicidio contro ignoti, ma si tratta di un atto dovuto e finalizzato a svolgere determinati accertamenti. L’ipotesi che il bimbo, peraltro descritto dai testimoni come «tranquillo e sereno», possa essersi tolto la vita sembra residuale rispetto a quella che al momento appare la più attendibile, e cioè che sia morto per un gioco finito in tragedia. Un soffocamento probabilmente accidentale. Del resto, è difficile immaginare che un bambino che aveva realizzato poco prima un video su Youtube nel quale, sorridente, diceva di essersi tagliato i capelli, possa poco dopo essersi tolto la vita. Frequentava la scuola in presenza, nessuna spia di bullismo. A trovare il bambino è stata la madre, che ha prestato i primi soccorsi in attesa del 118. Inutile, purtroppo, la corsa all’ospedale «Giovanni XXIII».
Partiamo allora dalle certezze: il consulente incaricato dal procuratore facente funzioni Roberto Rossi e dal sostituto Angela Morea di esaminare i dati contenuti in una playstation, in due telefoni e in un computer sequestrati in casa dalla Polizia, dopo avere lavorato tutta la notte sui due telefoni (appartenenti alla mamma e alla sorella maggiore), non ha trovato chat o applicazioni di social network o giochi online che potrebbero essere collegati al decesso. Ci sono alcuni video su Youtube in cui il bambino, a nove anni, raccontava alcuni momenti della propria innocente vita quotidiana, semplice e serena, mentre mangiava ad esempio e diceva di essere felice. Le verifiche comunque proseguono per estrapolare eventuali dati cancellati, chat o giochi. E per questo ci vorrà ancora del tempo prima di capire se si può escludere definitivamente la pista dei social, come al momento la Procura, sulla base degli elementi raccolti, è orientata a fare. A condurre gli accertamenti gli agenti della Squadra mobile della Questura di Bari.
Oggi nell’istituto di Medicina Legale dell’Università di Bari sarà eseguita l’autopsia. Toccherà al medico legale Antonio De Donno stabilire le cause del decesso e dare un contributo decisivo per ricostruire cosa è accaduto. L’esame esterno non ha fatto emergere altri segni oltre a quello già evidente sul collo. Già, la dinamica. Stando a una prima ricostruzione il piccolo per gioco potrebbe avere stretto attorno al collo il cordoncino rosso agganciato a un appendiabiti fissato al muro ad un’altezza tale da non consentirgli di potere toccare il pavimento. Probabilmente è poi svenuto a causa della pressione sul collo, e per questo è morto asfissiato.