Cassazione
Mafia e voti di scambio: a Bari colpo al clan Di Cosola,10 affiliati in carcere
Definitiva la sentenza della Corte d’Appello di Bari del 23 settembre 2019 che aveva riconosciuto gli stessi colpevoli, a vario titolo, dei delitti di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale in concorso
L’ultimo dell’anno ha visto aprirsi le porte del carcere per 10 affiliati al clan Di Cosola di Bari, colpiti da condanne definitive, per oltre 60 anni di reclusione. Con la decisione della Corte Suprema di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dagli imputati, è divenuta definitiva la sentenza della Corte d’Appello di Bari del 23 settembre 2019 che aveva riconosciuto gli stessi colpevoli, a vario titolo, dei delitti di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, coercizione elettorale in concorso. Quattro imputati che si trovavano liberi sono stati arrestati dai carabinieri, mentre, per gli altri sei i provvedimenti restrittivi sono stati notificati nelle case circondariali dove si trovavano già detenuti.
Il provvedimento odierno costituisce l’epilogo dei processi avviati a seguito delle indagini condotte, negli anni 2015-2016, nei confronti del clan Di Cosola, consorteria mafiosa attiva a Bari e provincia, che aveva mostrato di aver mantenuto e sviluppato la sua concreta e pericolosa capacità criminale nell’area d’influenza. L’inchiesta aveva messo in luce come il clan Di Cosola avesse, nel suo vasto territorio d’interesse, condizionato le consultazioni regionali del maggio 2015, mediante un pactum sceleris che prevedeva la corresponsione di una somma pari a 50 euro per ogni preferenza procurata dalla consorteria in favore del candidato. Gli elementi raccolti avevano anche dimostrato il ricorso alla forza di intimidazione esercitata dagli associati nei confronti degli elettori, i quali venivano minacciati, a fronte della promessa di 20 euro per ogni voto accordato al politico, di ritorsione in caso di non adempienza.
Questo l'elenco degli arrestati:
MAISTO Pasquale condannato a 4 anni e 5 mesi
COLASUONNO Pasquale anni 6 e mesi 8 di reclusione
DE CARO Francesco anni 6 e mesi 8 di reclusione
MERCOLEDISANTO Leonardo anni 7 di reclusione
MESECORTO Piero anni 7 di reclusione
ANEMOLO Raffaele condannato a 6 anni e 8 mesi
ANGELINI Michele condannato a 7 anni e 4 mesi
BATTAGLIA Armando condannato a 6 anni e 8 mesi
DI COSOLA Michele condannato a 2 anni e 4 mesi
PARTIPILO Damiano condannato a 6 anni e 8 mesi
L'INCENSURATO GIOVE - Oltre ai dieci affiliati del clan Di Cosola per i quali sono stati emessi altrettanti ordini di carcerazione, la Corte di Cassazione si è pronunciata sulla posizione di altri sei imputati.
Tra questi l’incensurato Armando Giove, ritenuto il referente di Mariella, accusato di aver accettato la promessa del clan di procurare voti offrendo in cambio 70mila euro. Per lui i giudici della Suprema Corte hanno annullato «per non aver commesso il fatto» la condanna per il reato di coercizione elettorale e hanno confermato, riducendo la pena a 1 anno 9 mesi e 10 giorni di reclusione (pena sospesa), la responsabilità per l’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Giove era già stato già assolto in primo grado dal reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
I giudici hanno inoltre annullato senza rinvio la sentenza nei confronti di un altro presunto sodale, Alfonso Partipilo; hanno confermato altre due condanne (per Cosimo Partipilo e Giuseppe Coletta) e hanno disposto che sia celebrato un nuovo processo d’appello per i due pregiudicati Domenico Masciopinto e Rocco Michele Caringella.