BARI - Le Camere penali di Bari, Trani e Foggia proclamano lo stato di agitazione per protestare contro la «inaccettabile scelta» del Consiglio Giudiziario di sopprimere il cosiddetto «diritto di tribuna» per i quattro consiglieri laici, tre avvocati e un professore universitario. In particolare contestano la delibera approvata a maggioranza il 17 dicembre dai componenti togati del Consiglio giudiziario del distretto, con la quale è stata abolita la possibilità per i membri laici di partecipare, pur senza diritto di voto, alle sedute sulle valutazioni dei magistrati. I penalisti, in un documento congiunto, parlano di decisione che "non può che essere ispirata dall’idea di un’avvocatura ritenuta quale soggetto estraneo ad una giurisdizione a gestione domestica». Ritengono, inoltre, che «la decisione di estromettere la voce del Foro e dell’accademia dal dibattito sulla valutazione di professionalità dei magistrati significa volere allontanare la collettività dalla giurisdizione».
Proclamando lo stato di agitazione, intendono «manifestare il loro forte dissenso rispetto ad una decisione sintomatica di arretratezza culturale e distonica rispetto ai rapporti da sempre improntati ad un sano confronto ed ad un dialogo costruttivo tra magistrati e avvocatura del distretto». Quando la polemica è esplosa, nei giorni scorsi, l’Anm di Bari ha evidenziato la necessità di «bilanciamenti tra l’esigenza di trasparenza dell’azione pubblica, da un lato, e, dall’altro, non solo la tenuta dei fondamentali diritti alla riservatezza di dati personali sensibili che spesso entrano in valutazione, ma anche la primaria tutela della funzione giudiziaria da rischi di condizionamento derivanti da una possibile, estesa, informale circolazione di informazioni delicate che possono riguardare anche la salute, la vita privata e la famiglia di un magistrato ed essere utilizzate impropriamente da terzi per fini reconditi».
ANM BARI: IRRAGIONEVOLE DIRITTO DI TRIBUNA - «La funzione giudiziaria è un bene che va preservato fino in fondo nelle situazioni che possono rivelarsi rischiose per il suo regolare ed imparziale andamento, dal momento che essa rappresenta il nucleo fondante della tenuta di una democrazia». Lo dichiara in una nota la Giunta distrettuale dell’Anm di Bari intervenendo nuovamente sulla abolizione del «diritto di tribuna», cioè la possibilità per i componenti laici del Consiglio giudiziario, tre avvocati e un docente universitario, di assistere alle sedute nelle quali si discute delle valutazioni dei magistrati. I penalisti di Bari, Trani e Foggia, per protestare, hanno proclamato da ieri lo stato di agitazione. L'Anm torna sulla questione spiegando che «le valutazioni dei magistrati sono affidate anche agli avvocati in seno al Csm» ma "per tali componenti, durante lo svolgimento pluriennale di tali delicate funzioni, vige il divieto assoluto di esercizio della libera professione». Cosa che non avviene per i componenti del Consiglio Giudiziario distrettuale. Per questo il sindacato dei magistrati baresi ritiene che «il mero ascolto dell’avvocatura nelle sedute tenute su quelle pratiche in Consiglio Giudiziario sarebbe del tutto irragionevole», evidenziando che «porterebbe, senza adeguate garanzie, all’immagazzinamento silente di una massa di informazioni delicate e sensibili ad opera di singoli avvocati quotidianamente impegnati nelle attività professionali dinanzi ai magistrati giudicati».