Le locandine pubblicitarie che in questi giorni sarebbero state affisse ai cancelli di materne, elementari, medie e superiori non ci sono. Perché, almeno per il momento, la pallavolo, il tennistavolo, il karate, la pallacanestro, la ginnastica, lo yoga sono stati sfrattati dalle palestre scolastiche. Così la piccola economia che nutre le associazioni sportive è ferma.
«È il nostro caso – conferma Cosimo Bottalico, presidente dell'Associazione tennistavolo Bari – anche se questa disciplina non prevede alcun contatto diretto. Siamo in forte difficoltà. Nel rispetto della normativa anti Covid, potremo aprire in contemporanea soltanto 4 dei 9 tavoli da ping-pong che ormai da quattro anni sistemiamo nella palestra della Massari, al quartiere Picone. Abbiamo un protocollo di sicurezza approvato dal comitato tecnico-scientifico. Siamo pronti a scendere in campo nel rispetto delle regole. Invece siamo bloccati. Il gruppo dell’agonismo sta facendo gli allenamenti a Casamassima, ma non possiamo andare avanti per molto ancora».
Bottalico, al pari dei colleghi che masticano pane e racchette sin da piccoli, non ne fa esclusivamente una questione di soldi: «Lo sport è passione, lealtà, sacrificio, spirito di gruppo, sana competizione. I ragazzi che seguiamo sono una quindicina, gli adulti sono più numerosi. La pandemia ha azzerato le occasioni di socialità, non si può smarrire anche questa. Noi entriamo nelle palestre da ingressi separati rispetto a quelli degli alunni e al termine delle attività didattiche. Accendiamo le luci nei quartieri sempre più bui e sempre più deserti. La paura non deve condannare a morte lo sport».
In questa partita, a fare una parziale marcia indietro rispetto agli accordi presi in passato sono alcuni presidi. C’è il timore che eventuali casi di contagio nei gruppi che frequentano gli impianti sportivi, possano avere ripercussioni sull’ordinario funzionamento della scuola. C’è il timore che a farne le spese possano essere gli stessi dirigenti che, con le associazioni sportive, stipulano un accordo in cambio di un contributo.
Funziona così. I singoli Municipi ogni anno mettono a bando le palestre scolastiche. Le associazioni fanno richiesta di rinnovo della concessione degli spazi, pagano un canone al Municipio e un contributo alla scuola ospitante. La procedura si è conclusa ad aprile, ma le risposte non sono mai arrivate.
«Stiamo cercando di redigere un protocollo unitario, valido per tutti - spiega l’assessore allo Sport, Pietro Petruzzelli -. Insieme ai colleghi Paola Romano (che ha la delega alle Politiche educative) e al consigliere della Città metropolitana delegato dal sindaco Marco Bronzini (competente per gli istituti superiori) abbiamo intenzione di contattare i presidi per trovare una mediazione. Le scuole non hanno ultimato l’organizzazione. Mancano all’appello maestre, professori e bidelli. L’orario non è definitivo, in alcuni casi mancano persino le aule. La ripresa è complessa. Però, come amministrazione, faremo di tutto per far ripartire anche lo sport di base. Migliaia di bambini scelgono la palestra della scuola, vicina al proprio domicilio, per fare attività sportiva, fondamentale per il percorso di crescita. Le associazioni hanno già il fiato corto e non possono reggere a lungo. Troveremo un modo per conciliare le differenti esigenze che vanno in un’unica direzione: garantire una migliore qualità della vita ai più piccoli».
Giuseppe Bernardi è un istruttore sportivo di minibasket: «Nella palestra della San Filippo Neri - racconta - seguiamo una sessantina di bambini di età compresa fra i 6 e gli 11 anni. Il 90% di mattina frequenta la stessa scuola. Questo spazio è diventato un punto di riferimento per il quartiere. I bambini sono accompagnati dai genitori o dai nonni che non hanno bisogno di prendere la macchina o l’autobus per spostarsi da una zona all’altra della città. La San Filippo Neri è guidata da una preside che guarda con favore alla pratica sportiva, disponibile a concedere la palestra. Ma è il Comune che deve fare un protocollo con le linee guida, in modo da tranquillizzare anche i capi di istituto più timorosi e preoccupati per le responsabilità in caso di contagio».
Infine Danilo Piscopo, presidente territoriale della Federazione italiana pallavolo per Bari e Foggia, è drastico: «Se non sarà possibile avere in concessione le palestre delle scuole, la pallavolo, insieme alle altre discipline sportive, è destinata a morire. La nostra federazione ha azzerato le tasse per le gare dei settori giovanili e cancellato la quota del tesseramento. Si paga soltanto la retta mensile e l’assicurazione obbligatoria. È un modo per venire incontro alle esigenze delle famiglie, messe in crisi dal Covid. Ma il coronavirus sta mettendo in ginocchio tutto lo sport. I ragazzi con meno di 14 anni sono tagliati fuori dagli allenamenti. Per noi le palestre degli istituti superiori sono fondamentali. Un accordo fra le parti è urgente e non più rinviabile».