TRANI È attesa nei prossimi giorni la decisione del gip del tribunale di Trani Maria Grazia Caserta sull’opposizione alla richiesta d’archiviazione delle indagini sulla morte di Claudia De Chirico, la 22enne trovata morta a Terlizzi all’alba del 22 dicembre 2016 nel sottopassaggio di via Mazzini.
Nell’udienza di ieri, l’avvocato generale dello Stato Angela Tomasicchio (in pratica il vice procuratore generale presso la Corte d’Appello di Bari) ha definito illogica, fino a questo punto, la ricostruzione delle verità: occorrono, dunque, approfondimenti per evadere diversi punti oscuri. In sostanza la Tomasicchio non ha condiviso la (seconda) richiesta d’archiviazione formulata dal pm tranese Simona Merra dopo che proprio il gip Caserta, a fronte della prima richiesta d’archiviazione, aveva ordinato un supplemento d’indagini, ritenute dalla Procura Generale evidentemente insufficienti tanto da avocare il fascicolo d’inchiesta. Sulla stessa onda anche gli avvocati Bepi Maralfa e Loredana Visaggio, legali dei familiari della De Chirico, che non credono all’ipotesi del suicidio.
Ha insistito, invece, per l’archiviazione del fascicolo, rubricato per istigazione al suicidio (e che costituisce uno stralcio del fascicolo principale, contro ignoti, sul decesso della De Chirico) l’avvocato Francesco Montingelli, difensore di Davide Falcetta, il fidanzato di Claudia. Il 31enne molfettese ha sempre respinto gli addebiti, evidenziando, peraltro, le occasioni in cui proprio lui l’aveva dissuasa da precedenti tentativi suicidiari e sostenendo, comunque, di avere un alibi (le deposizioni di amici e le immagini della telecamera di un vicino di casa) per l’ora della morte della ragazza. La difesa ha parlato anche di come l’interesse della stampa stia gravemente danneggiando un ragazzo a cui non può addebitarsi nulla.
Tre gli scenari della decisione del gip. Il primo: ordinare un ulteriore supplemento d’indagini per far piena luce su cosa accadde nel sottopasso di Via Mazzini, ovvero cosa avrebbe mosso Claudia a farla finita. Il secondo: archiviare il fascicolo d’inchiesta. Il terzo: ordinare al pm di formulare il capo d’imputazione a carico dell’indagato. Lo scorso autunno il gip Caserta, valutando la prima richiesta di archiviazione del pm tranese Merra, volle andare a fondo sulla dinamica del decesso, concedendole 3 mesi per svolgere altre attività investigative. In particolare il gip ordinò di procedere ad una consulenza tecnica che ricostruisse compiutamente la dinamica dei fatti. In particolare se la 22enne, nelle condizioni psicofisiche in cui si trovava – l’autopsia accertò un tasso alcolemico superiore alla norma – potesse col cavetto usb rinvenuto vicino al suo cadavere «pervenire ad impiccagione (in pratica asfissia per strozzamento ndr) senza l’ausilio di uno o più soggetti». Inoltre il gip dispose che fossero rese facilmente visionabili le immagini di un impianto di videoregistrazione di Terlizzi che riprese gli ultimi movimenti della ragazza. Il pm Merra convocò il medico legale che eseguì l’esame autoptico «per una sola maggiore spiegazione in ordine alle conclusioni già rese ” – scrisse la Tomasicchio nel provvedimento di avocazione - che portarono a ribadire la tesi suicidiaria e dunque la richiesta di archiviazione».