BARI - I disagi dei pazienti, conseguenti alle mini gare al ribasso indette dalla Asl Bari per garantire l’assistenza protesica agli aventi diritto, sono solo uno degli aspetti della vertenza che sta contrapponendo Sanitarie e clienti da una parte e l’azienda sanitaria locale dall’altra (con il Dipartimento Salute della Regione sullo sfondo).
L’appropriatezza delle cure è senz’altro la principale preoccupazione nella disputa in corso, sebbene, dal canto delle imprese, la partita riguardi anche i rilevanti interessi economici del comparto. In questo quadro, e in attesa che si arrivi a una soluzione (la decisione di lasciare la libera scelta dei fornitori da parte dei pazienti, almeno per protesi e ausili che necessitano della consulenza dei tecnici ortopedici e audioprotesici, prevedendo la definizione di un prezzario anche per la provincia di Bari, sembrava essere condivisa anche dalle autorità sanitarie), arriva la storia emblematica di quanto la scelta delle procedure a evidenza pubblica possa essere a volte catastrofica, soprattutto nel garantire la consulenza finora assicurata dalle Sanitarie attraverso i tecnici specializzati e una professionalità decennale.
STORIA - ll signor Giorgio (nome di fantasia per garantirgli l’anonimato richiesto), 58 anni, barese, è affetto da poliomielite. A causa di questa patologia è costretto a utilizzare ausili motori anche per i piccoli spostamenti quotidiani.
«Circa un anno fa - racconta - ho iniziato l’iter per la fornitura di una carrozzina elettrica. Ho fatto una serie di visite, è finalmente arrivata l’autorizzazione, ma poi, anziché passare dalla Sanitaria di fiducia, ho dovuto aspettare i tempi del bando. Qualche giorno fa un corriere ha consegnato la merce, lasciandola fuori dal cancello del condominio. Il pacco era troppo pesante. Cosicché sapendo di dover anche provvedere all’assemblaggio, ho deciso di chiamare l’addetto del negozio a cui mi sono rivolto in passato. Tanto per cominciare, l’intervento mi è costato quasi 300 euro. Ma il paradosso è un altro. A carrozzina montata e regolata, ci siamo accorti che era inutilizzabile sia per la misura della seduta sia per l’ingombro. In sostanza, era troppo grande anche per gli spazi della mia abitazione. Ora è depositata in un negozio in attesa che l’Asl la venga a riprendere. Ritengo che, non potendo essere restituita all'azienda di Torino vincitrice del bando, potrebbe rimanere inutilizzata. La sostanza, però, per quanto mi riguarda, è che, dopo aver aspettato a lungo, chissà quanto altro tempo ci vorrà perché arrivi un'altra carrozzina».
QUESTIONI - L’intoppo, purtroppo, non è isolato e limitato (ci sono state alcune denunce, una delle ultime ai Carabinieri martedì scorso). Le gravi ripercussioni sono state poste al tavolo regionale (almeno fino al silenzio dell’ultimo mese) sia dai centri acustici («il punto, gravissimo, riguarda l'impossibilità, da oltre sei mesi, per i pazienti che necessitano di protesi o ausili, di ricevere l'adeguata e legittima assistenza a causa del blocco delle autorizzazioni delle pratiche») sia dalle aziende ortopediche, che denunciano ritardi anche nelle consegne («perché soltanto adesso si sta ricevendo gli ausili prescritti e richiesti tra gennaio e febbraio?»). «Ci sono peraltro già varie denunce per aver ricevuto ausili non utilizzabili, anche perché si affidano le forniture, tramite gare, a soggetti aggiudicatari che non hanno strutture idonee, alla faccia di chi ha investito con professionalità anche rispettando la privacy della persona. Ora la merce gira da Torino a Milano passando per Lecce e toccando tre o quattro ditte diverse, compresa quella che deve occuparsi dell’assemblaggio, visto che per questo servizio i pazienti devono pur chiedere a loro spese una consulenza, magari a chi non ha tecnici ortopedici alle dipendenze. Insomma, si guarda al risparmio, ma non alla qualità, con il paradosso di gravare ancor più sulle famiglie e pure sul sistema sanitario. Per fare un altro esempio, se la consegna di un materasso per prevenire le piaghe da decubito tarda e il paziente finisce in ospedale i costi ricadono sulla fiscalità generale».
SFOGO - Il ragionamento degli operatori del settore va oltre. «Forse non si comprende - afferma Nino Sette, titolare di Orthosanity ad Acquaviva delle Fonti - che con le gare si stanno trasferendo soldi altrove, visto che le aziende vincitrici molto spesso non sono pugliesi, impoverendo il tessuto economico e rischiando di lasciare senza stipendio i lavoratori del comparto e le loro famiglie. Non appena finirà il blocco dei licenziamenti in molti perderanno l’occupazione, con conseguente aggravio di spesa degli ammortizzatori sociali, diminuzione del potere d’acquisto, mancati introiti per la Regione delle imposte regionali. Non solo: l’Asl si espone ad azioni legali e a risarcimenti che episodi di altre regioni dimostrano di essere anche a cinque zeri solo per il ritardo nell’intervenire per la riparazione di una carrozzella. Non avendo poi assistenza immediata, va considerato il costo per il sistema sanitario in caso di ricovero perché se un paziente non ha assistenza a domicilio dove volete che finisca se non in ospedale? Infine, vorrei dire: nessuno si faccia ingannare dal possibile risparmio che forse sarà riscontrato al termine di quest’anno. Con il ritardo semestrale di forniture, con lo spostamento delle visite per le autorizzazioni, bloccate anche a causa della Covid-19, con i tempi lunghi dei bandi e delle consegne, che dovrebbero essere garantite in 20 giorni, è evidente che forse qualche direttore di distretto sarà premiato per i risultati ottenuti sulle spalle della povera gente. Al presidente Emiliano dico: so benissimo che questo sfogo potrebbe ritorcersi contro di me, perché da magistrato sa cosa a volte capita a chi chiede giustizia. Ma a questo punto c’è poco da perdere. Sono pronto eventualmente a chiudere l'attività».