la decisione
Bari, a casa anche il boss «la Pecora»: 8 i pugliesi mandati ai domiciliari. Salvini: «Uno schiaffo alla Puglia»
Scarcerati per motivi di salute: troppo alti i rischi legati ad un eventuale contagio da Covid-19. Per questo hanno beneficiato di quanto disposto dal Decreto Cura Italia
BARI - Scarcerati per motivi di salute: troppo alti i rischi legati ad un eventuale contagio da Covid-19, ed è per questo che 8 pregiudicati sono stati mandati ai domiciliari nel rispetto di quanto disposto dal Decreto Cura Italia che, al fine di ridurre i rischi di epidemia nelle carceri, prevede la possibilità di scontare a casa la pena detentiva. Nella lista che il Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) ha trasmesso alla Commissione Antimafia, si leggono i nomi di due baresi: un presunto trafficante di droga di Conversano, Nicola La Selva, detto «la Pecora»; i baresi Nicola Capriati da tempo residente in Veneto, del quale si è occupata la Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Venezia; i presunti estorsori Vincenzo Sassanelli e Antonio Lovreglio, e Ruggiero Brancacci coinvolto nell’inchiesta «gaming machines» condotta dalla Guardia di Finanza. Tutti risultano anche affiliati ad associazioni criminali del capoluogo e dell’area metropolitana barese.
Le scarcerazioni sono motivo di preoccupazione per le città che ospitano questi pregiudicati, anche perché molti di loro conservano dei segreti e il ritorno a casa potrebbe essere un duro colpo a danno della lotta alla criminalità, in quanto questi segreti potrebbero essere stimolo per una riorganizzazione dei clan. A Conversano (nel barese), per esempio, nei giorni scorsi è scattato l’allarme a seguito di alcuni fuochi d’artificio che nel quartiere popolare Arcobaleno sarebbero stati fatti esplodere in occasione del ritorno del La Selva (boss del posto scampato nel 2012 all’agguato di un clan rivale). Sulla vicenda indagano i carabinieri. La circostanza, tuttavia, viene esclusa dal legale de «la Pecora», Massimo Chiusolo.
Nella lista degli scarcerati sono presenti anche due esponenti pericolosi della criminalità organizzata della Bat: il presunto boss malavitoso di Trani Gaetano Rano, ritenuto in passato vicino all’allora capoclan Salvatore Annacondia prima che questi si pentisse, e l’andriese Valerio Capogna. Rano nel 2014 fu coinvolto in un blitz sul narcotraffico dalla Colombia al Nord Barese. Il 7 aprile 2019 fu ferito di striscio al collo da un colpo di pistola mentre era davanti ad un bar. Capogna è invece il figlio di Vito che fu ucciso in un agguato il 25 luglio dello scorso anno. Valerio Capogna, assieme al fratello Pietro, aveva deciso di vendicare la morte del padre: per questo i due fratelli furono arrestati nel febbraio scorso per detenzione di armi (anche un kalashnikov), reato aggravato dal metodo mafioso con il quale avrebbero dovuto vendicare loro padre. Sia Rano sia Capogna hanno ora gravi problemi di salute. Nella lista degli scarcerati figura, infine, Armando Presta, presunto estorsore tranese.
SALVINI: «UNO SCHIAFFO ALLA PUGLIA» - «Delinquenti fuori dalle galere in tutta Italia: in Puglia escono otto pregiudicati tra cui il boss di Trani. È uno scenario drammatico e gravissimo. Il governo sta cancellando anni di sacrifici e di successi contro la criminalità, è uno schiaffo alla Puglia e a tutta Italia». Lo afferma in una nota il leader della Lega, Matteo Salvini.
«Il presidente della Regione Puglia, ed ex pm, Michele Emiliano non ha nulla da dire sulla scarcerazione dei pregiudicati che hanno lasciato il carcere nei giorni scorsi, ottenendo gli arresti domiciliari, tra cui un boss di Trani? Questo è uno schiaffo del Governo Conte ad anni di lotta alla criminalità al sud ed in Puglia, rispetto al quale non si può e non si deve tacere. Sacrifici per gli italiani, agevolazioni per i criminali, ciò è intollerabile». Lo dichiarano i parlamentari pugliesi Marti, Tateo, Sasso, e il segretario della Lega Puglia, Luigi D’Eramo.
LA REPLICA DEI 5 STELLE PUGLIA - “Ancora una volta siamo costretti a smentire con estrema fermezza la fake news che lega le scarcerazioni di boss e presunti tali al decreto ‘Cura Italia’, fatto che ha creato una confusione su cui il centrodestra sta sguazzando da giorni e che, per quanto possiamo tristemente constatare, sta dando i suoi frutti velenosi”. Così in una nota i parlamentari pugliesi M5S Giuseppe D’Ambrosio, Anna Macina e Francesca Anna Ruggiero. “Le scarcerazioni degli 8 pregiudicati pugliesi mandati ai domiciliari di cui parla la Gazzetta del Mezzogiorno vengono tutte imputate al ‘rispetto di quanto disposto dal Decreto Cura Italia’. Tuttavia, l’art. 123 del provvedimento prevede, fino al 30 giugno 2020, che la pena detentiva non superiore a 18 mesi, anche se parte residua di maggior pena, sia eseguita presso il domicilio, ad esclusione di alcune categorie di reati e condannati. Fra questi i condannati per taluno dei delitti ostativi indicati dall'articolo 4-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, che contemplano anche i reati di mafia, contro il patrimonio (ad es. estorsione aggravata) e relativi al traffico di stupefacenti. Le tipologie dei reati a cui sarebbero o sono legati gli 8 pregiudicati citati nell’articolo rientrano tutti in fattispecie riconducibili ai reati ostativi, per cui il decreto ‘Cura Italia’ vieta espressamente l’applicazione degli arresti domiciliari. I soggetti in questione hanno ottenuto la scarcerazione avvalendosi di una legge ordinaria, la cosiddetta ‘Svuotacarceri’, votata nel 2010, che porta la firma, ironia della sorte, dell’ex-ministro Angelino Alfano e del centrodestra unito e che urla allo scandalo. Vale la pena di ricordare, per ricacciare in gola alla destra scandalizzata, artefice stessa dello scandalo, che il Ministro Bonafede è al lavoro per un nuovo vincolo normativo che imporrà una rivalutazione degli “scarcerati”, alla luce degli ultimi sviluppi della situazione epidemiologica. Imputare queste scarcerazioni al decreto ‘Cura Italia’ e ad un Ministro che ha voluto la ‘Spazzacorrotti’, norme più severe contro evasori, frodatori fiscali e condannati per voto di scambio politico-mafioso, tanto per citare solo alcuni esempi, è quanto di più falso e lontano dalla realtà” concludono i parlamentari 5 stelle.