BARI - Dorme nel suo camion, per evitare di poter eventualmente contagiare i suoi cari. Ilario Carvutto, la prescrizione di rispettare il metro di distanza, la sta applicando più che alla lettera. Di professione fa l’autotrasportatore a livello nazionale e internazionale. Porta generi alimentari da una parte all’altra d’Italia e di Europa. Dalla Germania, alla Francia, al Belgio. Dal 3 marzo non dorme nel suo letto, non è mai rientrato nel proprio appartamento e si mantiene a distanza di sicurezza da moglie e figlia. Quando torna nella sua Gioia del Colle, come successo lo scorso week end, rimane nel parcheggio del condominio. Nel suo camion vive, mangia e dorme. Sua figlia Marilisa e sua moglie, con cui è sposato da più di 20 anni, gli portano il cambio pulito e tante prelibatezze per rendere meno amare le ore lontane da loro. Si mantengono a distanza rigorosa, e indossano mascherine e guanti. Ilario però non si lamenta. Ha scelto lui di farlo, su consiglio del suo medico di base, il dott. Tommaso Donvito, che non lo lascia mai solo e lo sostiene per telefono. Lo ha fatto per proteggere chi lo circonda, in particolare sua moglie che è un soggetto fragile.
«Preferisco così – dice alla Gazzetta –, meglio questo sacrificio che rischiare eventualmente di contagiare i miei cari qualora fossi positivo e asintomatico. So che tutti gli abbracci che non possiamo scambiarci oggi saranno ripagati con il futuro e il tanto tempo che presto torneremo a poter passare insieme».
Ilario Carvutto ha 50 anni, fa l’autotrasportatore da quando ne aveva 20, lavora come autonomo e oggi fa parte di quelle categorie che sono ritenute indispensabili. Se non ci fossero gli autotrasportatori non arriverebbe il cibo sugli scaffali dei supermercati. Dal 2 marzo ha attraversato Italia ed Europa in lungo e in largo, ma non è stato facile: «Nelle prime due settimane c’era ancora molto movimento – racconta – invece negli ultimi 15 giorni le autostrade sono quasi vuote. Non è facile fare questo lavoro in questi giorni, c’è anche diffidenza nei confronti degli italiani. In Germania qualche giorno fa ho avuto problemi. Si ha molta paura e appena hanno visto la targa italiana hanno storto il naso. Non avrei mai pensato che un giorno sarebbe successo qualcosa di simile».
Eppure Carvutto ne ha viste tante in 30 anni di mestiere, su strada il pericolo è costante, si viaggia sotto la pioggia, la neve, le bufere di vento, ma questa è la tempesta più dura da attraversare: «Soprattutto perché non sappiamo quando finirà – dice –. Devo ringraziare il mio medico che mi è vicino ogni giorno. Quotidianamente gli faccio sempre la stessa domanda: hanno previsto un tampone per la nostra categoria in modo tale che possa tornare a casa? Ma la sua risposta purtroppo è sempre negativa, anche se lui per primo è amareggiato». E allora non resta che guardare la propria casa giù dal camion: «Mi basta questo per tranquillizzarmi e sapere che la mia famiglia sta bene. Nel camion ho la televisione, il telefono a farmi compagnia e le ore passano, in qualche modo. La prima cosa che farò dopo questo periodo? Riabbracciare le mie donne, senza sosta».