la storia
Altamura, colleghi e promessi sposi: matrimonio rinviato causa Coronavirus
Parla un farmacista: «La seconda data c'è già. Ma che caos riorganizzare tutto»
«Tra gli amici è ormai uno sfottò continuo. Sarei io quello che non ne imbrocca una. Sul cellulare è tutto un susseguirsi di battute, sicuramente per smorzare i toni. Anche loro, del resto, dovranno rinunciare al viaggio organizzato per il mio addio al celibato». Giuseppe Pignatelli, farmacista altamurano, con le nozze fissate il prossimo 16 maggio, sarà costretto a restare più del previsto abbarbicato alla sottana di mamma. Perché il Covid-19 si è messo di traverso. E il matrimonio è stato rinviato, strappando per il momento le ali al desiderio di andare a vivere con Sara Tafuni, la sua promessa sposa oltre che collega.
«In realtà la seconda data c’è già. Nelle ultime ore abbiamo fatto almeno una trentina di telefonate per conciliare chiesa, sala, gruppo musicale. Ma in tempi di pandemia la scaramanzia non è mai troppa».
Dietro le battute di spirito di Giuseppe si annida ancora un po’ di sconcerto. Perché la notizia del rinvio del matrimonio era di quelle che nessuno aveva messo in conto, figuriamoci loro. E invece la coppia ha dovuto cancellare la parola «impossibile» dal vocabolario. Mentre continuava ad affannarsi con gli operai per completare i lavori nella futura casa, la corsa ai preparativi si rivelava sempre più piena di buche. «Con la chiusura delle chiese prima, e poi delle attività commerciali abbiamo dovuto fare i conti con i nostri programmi» aggiunge Giuseppe che ha reagito con la classica scrollata di spalle e la forza dei nervi distesi. Almeno in apparenza.
Ad averla presa peggio è sicuramente Sara. Lei che stava pianificando a dovere i mille aspetti di quell’evento irripetibile. In questi casi si sa, il colpo lo subisce principalmente l’universo femminile. «Da una settimana avevamo cominciato a distribuire gli inviti che ora dovremo ristampare e poi consegnare nuovamente - racconta - Dovrò adeguare l’abito a un periodo diverso dell’anno, ma l’atelier mi ha già suggerito come. Non sappiamo solo che fare con il viaggio di nozze. Saremmo andati in Giappone, ma la paura ci sta spingendo a cambiare meta. In quel caso forse perderemo il bell’acconto che avevamo anticipato all’agenzia» spiega la ragazza con qualche scoria di veleno che ancora le scorre in circolo. Ma non più di tanto. Perché l’esercito di gente che affolla in queste ultime settimane la farmacia sembra disorientato, senza bussola. E ai farmacisti tocca virare i pensieri ed esporsi a una prova di coraggio non indifferente.
«Siamo sicuramente amareggiati per lo slittamento del matrimonio, ma quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è qualcosa che ricorderemo per tutta la vita. Le paure dei nostri pazienti sono a maggior ragione le nostre. Muoiono farmacisti nel resto dell’Italia, non possiamo non tenerne conto. I medici di famiglia ricevono su appuntamento filtrando telefonicamente le visite e i loro pazienti spesso si riversano nelle farmacie» aggiungono i due. Loro che dopo lo scoramento iniziale hanno smesso di dedicarsi alla conta dei giorni pre-nozze. Perché se c’è un countdown da fare è quello della progressiva riduzione di coloro che perdono la battaglia contro questo nemico scorretto.