BARI - Con la costituzione di parte civile dei familiari della vittima, fratelli e sorelle, è cominciato dinanzi alla Corte di Assise di Bari il processo nei confronti dell’imprenditore 68enne di Gravina in Puglia Gaetano Scalese, accusato dell’omicidio volontario aggravato di Pietro Capone, ucciso con due colpi di pistola alla testa la sera del 10 marzo 2014 a Gravina. La difesa dell’imputato, gli avvocati Andrea Di Comite e Saverio Verna, ha eccepito preliminarmente l'utilizzabilità di alcuni atti, tra i quali i video degli esercizi commerciali che avrebbero immortalato gli spostamenti del killer, e l’esito di un accertamento tecnico, non fatto nel contraddittorio delle parti, relativo alla simulazione del percorso dell’auto di Scalese. Le questioni saranno discusse nella prossima udienza del 14 gennaio.
Stando alle indagini della Polizia, coordinate dal pm Fabio Buquicchio, il killer seguì in auto la vittima mentre rincasava, colpendola a morte a pochi metri da casa, prima da dietro, alla nuca, poi quando era già a terra. Il 49enne Capone «era considerato un 'paladino della legalità' per la sua lotta all’abusivismo edilizio, - spiegavano gli inquirenti nel giugno 2019, quando hanno arrestato Scalese - tanto che le sue numerose 'battagliè, contro amministratori pubblici ed imprenditori locali, gli erano costate diverse denunce».
Un contenzioso giudiziario era pendente anche con Scalese. Il conflitto tra i due, a botta di minacce, denunce e aggressioni fisiche, era cominciato nel 2010, a causa di un manufatto realizzato da Scalese che sconfinava su un terreno di proprietà di Capone. La vicenda, che di fatto aveva bloccato l’attività edilizia di Scalese, sarebbe approdata a processo il 5 maggio 2014, quasi due mesi dopo l’omicidio. Nel processo l’accusa è rappresentata dal pm Fabio Buquicchio. Le parti civili sono assistite dagli avvocati Giovanni Battista Colonna e Sergio Casareale.