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Ninni Perchiazzi
16 Novembre 2019
Bretella Bari-Mola: avanti tutta. Anche l'ultimo incontro romano conferma le indicazioni scaturite da un anno di confronti tra Enti locali, Anas e Regione Puglia: la strada giusta è la variante alla Statale 16 nel tratto a sud del capoluogo. Nella sede del dicastero di Infrastutture e trasporti, bocciato una volta per tutte l’irrealizzabile allargamento dell'attuale carreggiata (per motivi tecnici e legali), ma cassato anche il progetto alternativo presentato in extremis dall'amministrazione comunale di Noicattaro che avrebbe raddoppiato il percorso (da Bari si arriva a Polignano), i costi (i soldi chi avrebbe dovuto metterli?) e i territori comunali attraversati: di fatto è stato ritenuto improponibile anche in relazione ai tempi della procedura. Che sarebbe dovuta ripartire da zero, con l’unico concreto effetto di far perdere il finanziamento di 250 milioni già stanziato dal Cipe.
Si va quindi avanti con la cosiddetta opzione C, il percorso alternativo alla Statale 16, che parte dallo svincolo di Mungivacca e si dipana tra le campagne del capoluogo, lungo Triggiano e Noicattaro per giungere a Mola dopo 17,5 chilometri, con l'Anas ormai vicina a chiudere la conferenza di servizi sul progetto.
D'altronde, la scelta della bretella, era stata già effettuata a settembre scorso, sempre a Roma. Non è un caso, che alla convocazione voluta dal sottosegretario penstastellato Giovanni Cancelleri (dello stesso partito del sindaco di Noicattaro, Raimondo Innamorato), siano intervenuti i tecnici ma non l'assessore regionale Gianni Giannini né i sindaci di Bari e della Città metropolitana, Antonio Decaro e di Mola, Giuseppe Colonna, ovvero gli esponenti delle amministrazioni favorevoli alla suddetta variante. L'altro Comune «dissidente», Triggiano, avrebbe dato la disponibilità a studiare le opere alternative da proporre quale risarcimento per il consumo del territorio.
Definito una volta per tutte il progetto prescelto, adesso si dovrà procedere le con le richieste di pareri e autorizzazioni a livello ambientale e paesaggistico, in modo da giungere alla firma dell’appalto, necessariamente entro fine 2021, per realizzare un’opera in cui «è preminente l’interesse pubblico rispetto agli interessi territoriali dei singoli Comuni», hanno scritto i tecnici del Ministero nella relazione dell'incontro di settembre scorso.
Erano due le proposte stilate dall'Anas di un percorso alternativo tra Bari e Mola. La più idonea, la «C», prevede una bretella a sei corsie che si dirama dalla Statale 100, all’altezza dello svincolo Mungivacca-San Pasquale, attraverso i territori di Triggiano e Noicattaro, per poi ricongiungersi al tracciato della SS 16 all’altezza di Mola. Il tracciato in variante si sviluppa parallelamente alla ferrovia, «andando a costituire un corridoio infrastrutturale gomma-ferro che limita la frammentazione dei suoli», dicono sempre i tecnici ministeriali. Lunghezza 17,5 km con 5 svincoli e 8 ulteriori opere tra ponti e sottopassi.
Emblematiche le parole degli esperti sulla decisione di puntare la variante che parte da Mungivacca per arrivare a Mola, nell'ottica di decongestionare la statale 16, in corrispondenza della tangenziale barese, dall’assedio quotidiano dell'abnorme volume di traffico proveniente dalla dorsale Adriatica verso il Salento, la costa ionica e il resto del Sud della penisola. «La bretella appare l’unica soluzione che risponda alle esigenze per la quale è stata inserita e finanziata nel programma nazionale Anas 2016-2020, idonea a risolvere problematiche relative a flussi di traffico di una grande via di comunicazione», tra l’altro «ricadente in un corridoio europeo Ten-T (reti trans europee di trasporto)», sottolineano i professionisti.
Infatti, com'è noto, il tratto barese della Statale 16 rappresenta uno dei punti nodali dei flussi su gomma a livello nazionale, tanto da aver da tempo raggiunto i limiti di guardia (anche in termini di inquinamento), come confermano i dati statistici, che classificano l'arteria come la strada con la più alta intensità di traffico (ed incidenti) d’Italia.
Anche sul cosiddetto adeguamento in sede col passaggio da quattro a sei corsie sono emblematiche le valutazioni dei tecnici sia per «i maggiori ostacoli dal punto di vista espropriativo, anche in area urbana, con 70 fabbricati da demolire», sia in relazione «al rispetto delle norme relative alla sicurezza delle infrastrutture», sia in termini di impatto ambientale «sulle lame San Giorgio e Giotta».
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