L'attacco
Il marittimo di Molfetta ferito in Messico sta bene: presto abbraccerà i familiari
Grosso, a bordo della nave italiana «Remas», era stato ferito da un gruppo di pirati
MOLFETTA - È di due feriti, fortunatamente non gravi, il bilancio dell'assalto alla petrolifera «Remas». Tra loro (come riportato ieri dalla Gazzetta) Vincenzo Grosso, un molfettese di 57 anni. Nei giorni scorsi, infatti, un commando di 7-8 pirati hanno assaltato nel Golfo del Messico la «Remas», una nave italiana di rifornimento per le piattaforme petrolifere offshore. I pirati sono riusciti ad affiancare l'imbarcazione lunga 75 metri e con un tonnellaggio di 2.600 tonnellate costruita nel 2011 in Turchia, con due barchini veloci e, dopo essere saliti a bordo, hanno aperto il fuoco contro l'equipaggio, derubandolo di quanto possibile prima di fuggire.
Al momento dell'assalto, sulla nave si trovavano 35 persone, compreso un ufficiale della Marina mercantile messicana, che ha poi coordinato i contatti con le autorità locali. A riportare ferite non gravi è stato il molfettese Grosso, veterano della navigazione, tra i nove marittimi italiani a bordo della petroliera recante il tricolore. L'uomo, seppur in convalescenza, ricoverato in un ospedale del posto, sta bene ed attende il nulla osta dello staff medico per poter far rientro in Italia. A far luce sullo stato di salute di Grosso, è stato direttamente suo figlio Guglielmo. «Quello che mio padre mi ha raccontato - ha affermato Guglielmo Grosso - è che lunedì notte, mentre era di guardia, sono saliti all'improvviso un gruppo di pirati. Lui ne ha visti cinque, ma non ricorda esattamente se fossero di più. Papà è stato il primo ad essere aggredito. Porta da sempre una collanina, da quando era piccolo. È un regalo dei suoi e quindi, appena uno dei pirati gliel'ha strappata dal collo - ha proseguito - ha reagito, entrando in colluttazione con uno dei malviventi. Poi però qualcuno lo ha colpito alle spalle con un oggetto contundente, non ha saputo dirmi quale. Lo hanno colpito alla testa facendolo svenire, tanto da essere necessari due punti di sutura». Choc e spavento: sono questi i due sentimenti che emergono dal racconto del figlio di Vincenzo Grosso, alle prese con una situazione apparentemente anomala e distante, ma reale e frequente nelle acque caraibiche.
Non è la prima volta che un'imbarcazione del gruppo italiano Micoperi, con sede a Ravenna, venga presa di mira da gruppi armati: dieci anni fa, l'11 aprile 2009, la «Buccaneer» venne assaltata al largo della Somalia e i 16 membri dell'equipaggio furono presi in ostaggio per 4 mesi. La liberazione avvenne il 10 agosto, dopo un lungo lavoro diplomatico. Tornando, alla seppur drammatica storia, ma dal finale lieto, di Vincenzo Grosso, va detto che non è molto dissimile a quella di altri marittimi molfettesi, che continuano a solcare i mari di tutto il mondo per sostenere le proprie famiglie. Classe 1962, Vincenzo «va per mare» dall'età di 16 anni, dopo la scuola dell'obbligo e dopo aver conseguito il tanto agognato «libretto di mare». È da quasi quarant'anni che gira il mondo. Era partito a settembre e sarebbe dovuto rientrare a Molfetta a dicembre per le festività natalizie. Dopo essere scampato all'assalto dei «pirati dei Caraibi», potrà riabbracciare i suoi cari molto prima.