L'anomalia

Bitonto, a 12 anni restituisce il cell ai genitori: «È noioso, preferisco suonare»

Graziana Capurso

La scelta di uno studente pugliese: due domeniche fa ha lasciato il cellulare nello zaino del padre in una busta

BITONTO - Un ragazzino di 12 anni di Bitonto, in controtendenza con i suoi coetanei, ha messo in una busta lo smartphone che aveva ricevuto nel 2015 consegnandolo segretamente, al padre, facendoglielo trovare nel suo zaino, dove lui conserva i suoi documenti. «Lo trovo noioso, preferisco suonare» si è giustificato il bambino davanti alle facce allibite di mamma e papà: «Così ho più tempo anche per realizzare uno dei miei sogni: diventare batterista».

L'episodio, singolare in una società dove i bambini sono particolarmente attratti dalla tecnologia, si è verificato due domeniche fa, ma è salito alla cronaca per la sua peculiarità attraverso il tam tam del web. A lanciare la notizia è stato il quotidiano La Stampa che ha intervistato il piccolo prodigio pugliese e i suoi genitori.

«All'inizio non ho dato peso alla cosa - ha dichiarato il papà Alessandro - mi è sembrato strano solo che anche il secondo giorno il telefono è rimasto lì». Quando però ha chiesto spiegazioni al figlio il 12enne ha replicato: «Ti sto dando indietro il cellulare, papà, non ne posso più. Mi sono stancato di esser come tutti gli altri». I genitori hanno assecondato la scelta del piccolo che ora, a suo dire, spende meglio il suo tempo dedicandolo alle sue passioni: niente più social e display illuminati anche di notte. Prima il ritmo del tempo andava a rallentatore, dettato dalla monotonia tecnologica, adesso il giovane suona la batteria, gioca a tennis più tempo e le ore volano.

Le difficoltà non sono certo mancate, disintossicarsi dalla tecnologia non è così semplice, ma dopo i primi 3 giorni di rodaggio la forza di volontà di questo 12enne l'ha portato a distinguersi dalla massa, diventando un piccolo eroe moderno. Chissà se questo non sia il primo passo verso un mondo nuovo in cui ci sono meno facce incollate allo schermo che vivono una realtà virtuale e più "bambini" che ritornano in strada a giocare come si faceva poco meno di 15 anni fa. 

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