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Bari, si «sveglia» la bimba malata di Seu la nuova terapia dà i primi risultati

 
Giovanni Longo

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Giovanni Longo

La piccola era giunta in fin di vita al Giovanni XXIII. Adesso stringe le dita dei suoi angeli

Martedì 20 Agosto 2019, 09:06

09:50

BARI - Con la manina adesso riesce a stringere più forte che può le dita di chi si sta prendendo cura di lei. Gli stimoli le giungono anche dai cartoni animati che le infermiere le fanno ascoltare a R.. La bimba di appena due anni affetta da Seu, la Sindrome emolitico-uremica causata da una infezione batterica, si è risvegliata. Troppo presto per cantare vittoria, sia chiaro. Occorrerà anzitutto verificare possibili danni cerebrali che, dai primi test, appaiono comunque lievi. Il percorso, insomma, resta in salita.

Ma se si considera che il 10 agosto scorso, quando giunse da Bitonto all’Ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari, era praticamente in fin di vita e che due giorni fa, si è risvegliata, le speranze che possa riprendersi sono in aumento.
Tutto questo, da un lato grazie al farmaco di nuova generazione somministrato alla piccola paziente; dall’altro anche perché nella terapia intensiva cardiochirurgica pediatrica del Giovanni XXIII, da ormai tre anni, primi al mondo, si utilizza un nuovo sistema del lavaggio del sangue che sta dando ottimi risultati. A seguire in prima linea la vicenda della bimba bitontina, nonché a portare avanti le nuove terapie, il gruppo dei cardioanestesisti guidati dal primario, dottor Leonardo Milella in collaborazione con il gruppo dei nefrologi, sotto la responsabilità del dottor Mario Giordano.

Funziona, dunque, il trattamento con un anticorpo monoclonale (un tipo di proteina) concepito per combattere una malattia genetica molto rara, in questo caso, supportato dalla nuova tecnica che sta prendendo piede non solo in Italia e in Europa, ma anche negli Stati Uniti. La Seu, ricordiamo, è provocata da una infezione intestinale ed è preceduta da diarrea emorragica: alcuni ceppi del batterio Escherichia coli producono una tossina (Vtec) responsabile della «rottura» delle piastrine del sangue. Il batterio si può contrarre dal latte crudo, dalla frutta o dalla verdura non lavata, dall’acqua contaminata, dal contatto umano, e una minima carica che è innocua per l’adulto può essere dannosa per i più piccoli: è per questo che i medici consigliano di non dare determinati alimenti ai bambini, osservando le normali regole di igiene (sciacquare bene frutta e verdura).

A giugno scorso, dopo la morte di una bimba di 13 mesi, la Regione ha lanciato un protocollo di sorveglianza che in tutti i casi di gastroenterite emorragica (diarrea con sangue) prevede l’invio di un campione al Laboratorio di epidemiologia molecolare del Policlinico di Bari, diretto dalla professoressa Maria Chironna. Da settembre 2018 a oggi il protocollo ha permesso di diagnosticare per tempo 27 casi, prima di quello in corso che sembrerebbe isolato. La Regione, con il capo dipartimento Vito Montanaro, sta monitorando la situazione.
R. viene monitorata 24 ore su 24. Cardioanestesisti, nefrologi, infermieri si scambiano continuamente informazioni anche in chat e decidono in tempo reale come intervenire. R. da due giorni si è risvegliata.

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