L'inchiesta
Bari, sesso e soldi per superare esami: verso la sospensione del prof
Richieste e minacce a studentesse da docente Università di Bari
L’Università di Bari «stante la gravità dei fatti contestati, ha tempestivamente avviato il procedimento finalizzato alla sospensione cautelare dal servizio del prof. Fabrizio Volpe» ed ha «azionato il procedimento disciplinare, trasmettendo gli atti al Collegio di disciplina». Lo ha sapere l’Ateneo di Bari dopo che la Procura barese, nei giorni scorsi, ha chiesto il rinvio a giudizio del docente universitario per i reati di concussione, tentata concussione, violenza sessuale aggravata e tentata violenza sessuale nei confronti di due studentesse. I fatti contestati risalgono agli anni 2011-2015. Il docente avrebbe chiesto, minacciando le presunte vittime, prestazioni sessuali e, ad una delle due, anche denaro per superare gli esami.
L’Ateneo fa presente «di avere da tempo istituito una commissione di indagine con il compito di procedere all’accertamento delle eventuali responsabilità del docente coinvolto». «Nell’esprimere piena fiducia nell’operato della Magistratura, l’intera comunità accademica ribadisce - conclude l'Università - la centralità dello studente, richiamando i valori etici dell’integrità, della lealtà e del rispetto della trasparenza, quali elementi cardine ai quali tutti i componenti della comunità accademica devono conformarsi».
Il gip del Tribunale di Bari Marco Galesi ha disposto l’archiviazione del procedimento a carico di Massimo Di Rienzo, l’ex direttore del dipartimento di Giurisprudenza inizialmente coinvolto, con l’accusa di omessa denuncia, nell’indagine nei confronti del docente di diritto privato Fabrizio Volpe. Per Volpe nei giorni scorsi la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per i reati di concussione, tentata concussione, violenza sessuale aggravata e tentata violenza sessuale nei confronti di due studentesse. I fatti contestati risalgono agli anni 2011-2015. Il docente avrebbe chiesto, minacciando le presunte vittime, prestazioni sessuali e, ad una delle due, anche denaro per superare gli esami.
Inizialmente la Procura aveva ipotizzato che Di Rienzo non aveva denunciato il docente nonostante le segnalazioni di una studentessa. Le indagini hanno poi accertato che in realtà, appresa la notizia, il direttore «lungi dal restare inerte, si è adoperato per adottare opportune cautele finalizzate a monitorare la vicenda ed evitare ulteriori possibili ripercussioni in danno della ragazza». «Ha inoltre - spiega il gip nel decreto di archiviazione che ha accolto la richiesta del pm Marco D’Agostino - svolto i dovuti accertamenti in seguito ai quali ha ottenuto conferme esclusivamente in ordine al rapporto di conflittualità instauratosi fra la studentessa e il professore, che però nulla avevano a che vedere rispetto alle avances fattele dal docente». «Di Rienzo - conclude il giudice - ha quindi omesso di riferire all’autorità giudiziaria ciò che, nella sua ottica, ha condivisibilmente ritenuto essere elementi di mero sospetto».
CHIESTO IL PROCESSO - La Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per il docente universitario barese 46enne Fabrizio Volpe per i reati di concussione, tentata concussione, violenza sessuale aggravata e tentata violenza sessuale nei confronti di due studentesse. I fatti contestati risalgono agli anni 2011-2015. Il docente avrebbe chiesto, minacciando le presunte vittime, prestazioni sessuali e, ad una delle due, anche denaro per superare gli esami.
Stando alle indagini del pm Marco D’Agostino, il professore, titolare della cattedra di Diritto civile del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari, avrebbe costretto, secondo quanto sostiene la Procura, «in più occasioni», tra maggio 2014 e gennaio 2015, una studentessa 23enne a subire atti sessuali nel suo studio professionale privato e poi, dopo averle chiesto «espressamente di avere rapporti sessuali altrimenti non avrebbe di fatto potuto continuare gli studi», e aver ottenuto il diniego della ragazza, si sarebbe fatto promettere la somma di 500 euro ad esame. Per superare quello di Diritto civile, "dopo aver tentato nuovamente di abusare sessualmente della ragazza», si sarebbe fatto consegnare 1.000 euro in contanti.
Le concussioni contestate sarebbero avvenute «sotto la esplicita minaccia - si legge nell’imputazione - di impedirle la prosecuzione degli studi universitari o comunque di frapporre ostacoli al suo corretto svolgimento, in quanto persona influente in ambito universitario, in grado di condizionare in positivo e in negativo, grazie alla sua posizione accademica e alle conoscenze dirette con diversi altri docenti, il buon esito degli ulteriori esami che la ragazza avrebbe sostenuto».
Tre anni prima, nel 2011, quando Volpe era titolare della cattedra di Diritto privato della facoltà di Giurisprudenza dello stesso Ateneo, avrebbe tentato di ottenere prestazioni sessuali da un’altra studentessa «sotto la minaccia implicita di subire conseguenze negative durante l’imminente esame di istituzioni di diritto privato».
La ragazza, all’epoca 20enne al primo anno di Giurisprudenza, si sarebbe rifiutata di concedergli prestazioni sessuali e nell’appello di maggio supervisionato da Volpe fu bocciata (poi promossa due mesi dopo con un altro docente).