BARI - Ebbene stavolta dobbiamo scomodare le letture giovanili, «La piccola Dorrit», Charles Dickens. Nel libro si fa riferimento all’Ufficio delle Circonlocuzioni, un importantissimo organo di governo, senza il cui verdetto nessun cittadino può veder riconosciuti i propri diritti. «Codesto glorioso istituto era sorto quando gli uomini di Stato avevano scoperto quanto fosse difficile governare il paese - scrive Dickens - Qualunque cosa ci fosse da fare, l’Ufficio delle Circonlocuzioni era alla testa di tutti gli altri uffici pubblici nello scovare il modo di non farla».
Detto questo, leggendo la lettera che l’Inail, istituto proprietario del disastrato palazzo di giustizia di via Nazariantz prossimo allo sgombero, ha inviato al sindaco il 17 agosto scorso, non si può non cogliere la circonlocuzione scelta dal dirigente per delegare a qualcun altro la decisione della famosa proroga dello sgombero, invocata disperatamente dai magistrati penali baresi. L’Inail, nella lettera, riepiloga i fatti e spiega di aver ricevuto dalla Procura la richiesta di proroga, alla luce di una nuova perizia che ritiene attenuato il rischio crollo. «Per le motivazioni sopra esposte - si legge - lo scrivente istituto, in qualità di proprietario e destinatario dell’ordinanza, trasmette l’istanza in argomento e chiede al Comune in indirizzo di assumere gli opportuni provvedimenti, precisando, da ultimo, che nulla osta in ordine alla richiesta della Procura».
«Assumere gli opportuni provvedimenti»: cosa significa? Vuol dire «sì, concedi la proroga»? Oppure «nega la proroga»? E quando l’Inail scrive che «da ultimo, nulla osta in ordine alla richiesta della Procura» vuole forse far sapere che non ha niente in contrario al fatto che venga concessa la proroga? Allora la domanda è: perché l’Inail, in quanto istituto proprietario del palazzo di via Nazariantz, non scrive semplicemente: «Visto che i magistrati chiedono la proroga dello sgombero altrimenti si bloccano indagini e processi, visto che una nuova perizia sostiene che il rischio crollo è attutito, chiedo al Comune di concedere questa proroga».
Una scrittura machiavellica, viceversa, rivela un certo intento di imperscrutabilità. L’interpretazione giuridica degli atti pubblici, d’altronde, è arte tutta italiana: più sono oscuri leggi e regolamenti, più politica, burocrazia (e interessi) proliferano. Torniamo invece alla disgraziatissima vicenda del palagiustizia. Da domani comincia il conto alla rovescia. Salvo che Decaro non prenda davvero, in estrema solitudine, e con tutti i rischi del caso, la decisione di concedere la proroga dello sgombero di via Nazariantz, la giustizia penale barese da sabato primo settembre andrà in via Brigata Regina: fino a quattro pm in una stanza di 20 metri quadri.
Non sarà possibile (come ampiamente scritto da procuratore e pm anche in una lettera inviata a Mattarella) «assicurare lo svolgimento delle attività istruttorie con la necessaria riservatezza; garantire per ogni lavoratore gli spazi minimi indispensabili; trasferire (nel palazzo di via Brigata Regina, ndr) tutti gli incarti necessari con gli armadi che li contengono; allocarvi oltre alle segreterie centralizzate, anche quelle dei magistrati». La paralisi sarà totale. Tutti gli operatori della giustizia del distretto della Corte d’Appello lo stanno gridando, senza «circonlocuzioni», ma più di qualcuno - Ministero in testa - non riesce a sentire.